Un incrocio inebriante e multidirezionale di pop psichedelico ed atmosfere indie-rock che ci distrae e disorienta, rispetto a quelli che dovrebbero essere i percorsi previsti dalla invadente normalità che opprime e violenta le nostre esistenze, giocando con noi come farebbe il gatto col topo, tormentandoci ed influenzando, alla fine, ogni nostra scelta e ogni nostra azione.
Un lavoro spirituale, ma, allo stesso tempo, pratico e concreto, consapevole della realtà nella quale è stato concepito, della sfiducia pandemica nei confronti della società e del prossimo, ma speranzoso di poter essere contraddetto e scappare dalla spirale di politiche discriminanti e reazionarie che ha risucchiato il nostro presente. Il mondo di prima è stato, letteralmente, sepolto sotto i detriti e le macerie, sotto la cenere e la lava solidificata, mentre una nuova ed abominevole realtà prendeva velocemente il sopravvento, cancellando tutto ciò che di buono o giusto era stato ideato e realizzato dalle generazioni precedenti.
Come ci sentiamo oggi? Ci sentiamo come se vivessimo in un mondo post-apocalittico, polarizzati su idee, comportamenti, atteggiamenti, schemi che sappiamo essere assurdi, ingiusti e profondamente cattivi, ma, purtroppo, non riusciamo a farne a meno, come se fossimo stati narcotizzati e drogati dall’egoismo, dal materialismo e dalla paura di perdere i finti benefici dei quali crediamo, stupidamente, di godere. “Pompeii” ci mostra la cruda verità, mostrandoci, attraverso le sue sonorità oniriche e vibranti, i morbosi fantasmi che stanno rubando le nostre energie più positive, plasmando un mondo fatto di ombre, apatia, solitudine ed insicurezza nel quale, molto presto, non ci sarà più spazio né per l’amore, né per la passione, né per quella sana dose di follia che ci cambia, ci trasforma e ci migliora, ma ogni cosa sarà consumata, bruciata, corrotta, pietrificata in un eterno, moribondo e statico presente. Intanto le trame pervase da synth di matrice art-pop, le suggestioni da trilogia berlinese, i bassi onirici, l’iconografia classica, il bisogno di sintonizzarsi con il mondo circostante ci rammentano che non ancora è tutto perduto, abbiamo ancora barlumi di futuro per i quali poter lottare.
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