“Get Me Wrong” è un incitamento a essere sé stessi, a riaffermare, con vibrante e punkeggiante energia, quella purezza selvatica che spesso, troppo spesso, barattiamo per delle vite grigie, claustrofobiche e senza calore, finché, un bel giorno, non ci risvegliamo dal gelido ed artificiale torpore nel quale siamo sprofondati e ci accorgiamo di tutto quello a cui abbiamo, stupidamente, rinunciato.
Ma forse è troppo tardi: il sole, infatti, non sembra più essere dalla nostra parte, ci sentiamo a disagio e tutto sembra deluderci, siamo talmente assuefatti a queste nostre morbose ossessioni quotidiane da non riuscire a renderci conto che potremmo avere ancora un futuro diverso, persino luminoso e magari ritrovare coloro che avremmo dovuto incontrare già da un pezzo. Sembra tutto così strano, così fugace, così transitorio, così disordinato ed effettivamente lo è.
I Sam Snitchy, con le loro ritmiche fluide e minimali, erodono le certezze monolitiche che scandiscono lo scorrere del nostro tempo o meglio dell’estraniante tempo che crediamo sia il nostro, ma che, invece, è semplicemente il prezzo che stiamo pagando per sentirci accettati dagli altri, per soddisfare il nostro ego, per credere di essere speciali, per sentirci parte di un sistema che pensiamo ripaghi tutti i nostri sforzi ed i nostri sacrifici migliorando quella che è la qualità delle nostre esistenze, offrendoci la pace, la sicurezza, l’ordine e la giustizia che faranno del mondo un luogo migliore…
Ci sarebbe da ridere se non fosse così triste; se le persone che si convincono di vivere in questo mondo ideale, così perfetto, non fossero le stesse che provocano guerre inutili ed ingiuste, che bramano ricchezze oltre ogni misura, che desiderano controllare e condizionare il prossimo, che non esitano a ricorrere alla violenza per affermare e imporre le proprie idee, che provano odio e diffidenza nei confronti di chiunque non rispetti, alla perfezione, i propri modelli e schemi di vita. La danza ancestrale e dissonante della band svizzera, il suo dub essenziale e scarnificato, le trame tossiche che sgretolano la nostra supponente individualità, spingendoci oltre, verso una dimensione ipnotica e collettiva di bassi profondi e di sonorità di matrice hip-hop e post-punk, mentre il volume è sempre più alto, sempre più alto, è la porta da attraversare per uscire da questa spirale auto-distruttiva e per tornare, finalmente, ad avere un futuro. O almeno provarci.
Comments are closed.