Nel nostro inconscio vivono, in egual misura, luci ed ombre; sono le rappresentazioni estreme di quello che potremmo essere, dalla cui contrapposizione emerge ciò che siamo, quello che ci piace e quello che, invece, fingiamo di non vedere. E in questo minuscolo, ma precario e faticoso equilibrio, spesso instabile, viviamo le nostre esistenze, nella consapevolezza che c’è una creatura di puro istinto che si agita dentro di noi; una forza selvaggia che, a volte, implica dolore e sofferenza, altre volte, invece, è scintilla preziosa di trasformazione, di evoluzione, ma anche di accettazione di sé.
Ci sono momenti nei quali, infatti, le risposte non risiedono nel grembo morbido e benevolo della luce, bensì in quello torbido e tagliente dell’ombra, laddove figure aliene ed estranianti, culti oscuri, percezioni primordiali, scie di ricordi cruenti, frammenti di follia, paure inconfessate e veti diabolici stimolano e spingono la nostra fantasia a varcare la soglia della cruda realtà e vagare nella dimensione onirica della narrazioni, dei luoghi e delle percezioni di un ipotetico domani, laddove nessuno può proibire, nessuno può vincolare, nessuno può incatenare, nessuno può giudicare e soprattutto nessuno può controllare, né le proprie attitudini, né tanto meno quelle degli altri.
“Veti e Culti” è la ricerca della libertà più pura, ossessiva, impellente, brutale ed antica, attraverso un cammino di nove brani sospesi in un mondo di trame metalliche, stoner-rock e psichedeliche, dalle quali si sprigiona un racconto sonoro ammaliante e crepuscolare, avvolto nella cupa ed elettrizzante atmosfera di un ultimo fiammeggiante tramonto, ma proiettato verso una fulgida, immensa ed abbagliante alba elettronica, nel preciso istante in cui la fine e l’inizio coincidono, gli incubi possono assumere consistenza fisica e fare male o i diavoli oltremondani possono risucchiarti nel loro reame psichico e visionario e lasciarti vivere, a seconda delle tue esperienze e sensibilità, una rinnovata Apocalisse, una nuova Commedia, una improvvisa Odissea. Un viaggio ignoto attraverso il pianto e lo stridore di denti, attraverso un carnaio di anime e di persone che, sempre più spesso, purtroppo, notiamo appena, con glaciale indifferenza, perché siamo troppo presi a guardare solo a noi stessi, figli del tempo dell’ego che ha dimenticato la voce degli dei del Blues.
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