Le trame metalliche dei Ghost virano, decisamente, verso una dimensione più melodica, narrando storie e vicende, sia individuali, che collettive, di crescita, di ricerca e di scoperta, che hanno l’effetto pratico di cambiare, per sempre, il volto del mondo, di migliorare la vita delle persone, rendendola più semplice, ma anche di proiettare, purtroppo, nuove temibili e minacciose ombre sul futuro dell’intera umanità.
L’abbraccio fatale tra industria, scienza e tecnologia conduce, infatti, anche alla creazione di macchine estremamente micidiali e distruttive, aumentando la tensione tra le nazioni e provocando guerre, per il controllo delle risorse e delle materie prime, che segneranno la fine di imperi secolari e l’affermazione di nuove ideologie politiche, sociali ed economiche; nuovi modelli esistenziali che sconvolgeranno, nel bene e nel male, la quotidianità di milioni di persone.
“Impera” rappresenta l’ultimo sussurro dei grandi imperi, in un’epoca nella quale l’impero Americano si trova a fronteggiare il nascente impero Cinese e l’orgoglio mai domo di quello Russo, mentre, nel frattempo, ingranaggi, motori e reattori riscrivono, rapidamente, la storia della Terra, nella loro vorace corsa al gas e al petrolio e rivoltando, dalle viscere, questo nostro pianeta, alla ricerca delle sue rare e preziose ricchezze, senza preoccuparsi se tutto ciò avrà l’effetto di mettere a repentaglio gli antichi e misteriosi equilibri della natura, provocando alterazioni climatiche che potrebbero esserci fatali.
L’ultimo disco della band svedese è pervaso da sonorità hard-rock che danno vita ad atmosfere riflessive, lineari e pulite, toccando anche la dimensione accattivante e struggente della tipica ballata heavy-metal. Un’armonia sensoriale che collide con eventi che si trasformano in tragedie; tragedie che, a loro volta, sono vissute come farse politiche, anche quando atroci e feroci fantasmi, portatori di guerra, di pestilenza e di carestia, compaiono, nuovamente, all’orizzonte, spingendo le persone verso atteggiamenti e comportamenti sempre più diffidenti, egoistici, violenti e brutali. Come se la storia passata, soprattutto quella del Novecento, non ci avesse insegnato nulla; come se fosse la prima volta che gli imperi combattono gli uni contro gli altri, causando crisi economiche e sociali devastanti, alterando gli equilibri del Creato, provocando pandemie mortali e pensando, follemente, di ricorrere alle armi nucleari.
Quando questi soli mortali bruceranno l’aria, nuove e vecchie profezie si intrecceranno tra di loro, ignobili assassini si eleveranno a nuovi messia, dichiarando di combattere ipocritamente il Male, e antichi imperi ritorneranno da un remoto e oscuro passato.
Vogliamo, davvero, rivivere incubi che abbiamo già affrontato? Vogliamo, davvero, patire di nuovo la fame, la sete, il freddo, la paura, ammalarci e morire per un nonnulla, complici e vittime delle scelte e delle azioni di uomini incapaci di provare cosa siano il dolore e la sofferenza altrui?
Domande che i Ghost affidano alle loro chitarre, più radiofoniche rispetto i toni del recente passato e quindi in grado di arrivare ovunque, oltrepassando i confini e le barriere mentali che, spesso ed inutilmente, edifichiamo tra noi, impedendoci di dialogare, di capire, di stringere legami ed accordi che permetterebbero all’unico impero che può avere senso, quello degli uomini e delle donne di buona volontà, di non estinguersi.
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