“Close” appartiene a molteplici universi, suona come un varco tra i diversi mondi, sovrapponendo trame darkeggianti, progressive-rock, doom, epiche ed ambientali, che fin dall’iniziale “Suspended” si sintonizzano con i nostri pensieri e le nostre percezioni più intime, in un contesto spirituale, privo di riferimenti spaziali e temporali, nel quale il “dove” ed il “quando” assumono più di un univoco e banale significato.
“Dark Horse” è una sfera di fuoco alimentata dall’energia dell’hard-rock più puro e viscerale, quello che ci riconduce alla gloria leggendaria degli anni Settanta, mentre “Pilgrim” volge il suo sguardo ad est, ad una dimensione tribale ed ancestrale, nella quale due brani, apparentemente distanti tra loro, la lunga, meditativa e ipnotica “0=2” e la breve, vorace e combattiva “Leffotrak”, finiscono per trovarsi a perfetto agio, mentre i Messa esplorano i meandri camaleontici della nostra anima inquieta, senza alcun timore di aprire porte sbarrate o di incontrare i demoni nascosti tra i nostri istinti più primitivi e selvaggi.
Questo disco è, infatti, una vera e propria danza dell’anima, un cammino a ritroso nel futuro, un salto in avanti in un passato nuovo di zecca, la veemente oscillazione gravitazionale di tutte le nostre certezze, le nostre teorie e le nostre conoscenze, intanto che le leggi fisiche e gli schemi mentali, sui quali avevamo sempre fatto affidamento, vengono velocemente meno e una musica che è, allo stesso tempo, intima e aliena, strutturata e minimale, moderna e antica, mediterranea e metallica, sabbathiana e mediorentale, emerge dal buco nero nel quale erano collassate le due anime, quella reale e quella virtule, di questo nostro ossessivo ed omologante presente.
Oltre la fine, oltre le blueseggianti e calorose divagazioni psichedeliche di “Rubedo”, oltre la dolce e liberatoria tristezza di “Serving Him”, la salvezza sarà garantita dall’unione di queste idee, di queste narrazioni, di questi territori e di queste culture differenti e spesso contrapposte, costruendo un ampio e prezioso caleidoscopio sonoro – dal jazz al metal – e inglobando influenze folkeggianti provenienti dal Nord e dal Sud dell’Europa, dall’Asia e dall’America, in modo da costruire delle sonorità completamente nuove e innovative, che contengono, però, nel loro grembo, elementi tali da rendercele familiari, tradizionali, conosciute, vicine ai nostri ricordi e tali da poter interpretare e accompagnare, con naturalezza, i nostri sogni e le nostre necessità.
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