Un viaggio attraverso luoghi sui quali il neo-liberismo occidentale non è ancora riuscito a imporre i propri modelli e schemi sociali, comportamentali, politici ed economici e nei quali, di conseguenza, è ancora possibile ascoltare quelle voci e quei richiami istintivi, selvaggi e tribali che affondano le proprie radici in narrazioni antiche che mettono assieme elementi reali e fantasiosi, storici e leggendari, mitici e eroici, capaci di plasmare la personalità, la filosofia e la spiritualità delle persone.
Un intreccio di sonorità diverse, che mettono assieme world music, tradizione, trip-hop, ritmiche drum’n’bass e sperimentazioni elettroniche, congiungendo geografie umane distanti tra loro: il Marocco e il Perù, il Vietnam e l’India, la Colombia e la Romagna del producer italiano. Ogni singolo paese, ogni singola città, ogni singolo orizzonte contribuisce a plasmare e dare vita a queste rotte parallele, che sono, allo stesso tempo, individuali e collettive, in grado di dare sia una consistenza sonora alla nostra anima, che alle percezioni fisiche che questi posti evocano nella nostra coscienza comune, aiutandoci a superare ed abbattere quelle reciproche diffidenze che la società moderna, nonostante l’enorme e sbalorditivo progresso scientifico, continua ad edificare tra le persone, i popoli e le nazioni della Terra.
Cemento Atlantico, invece, fornisce un’alternativa concreta, costruendo e proponendo un accattivante, ritmico e suggestivo microcosmo di suoni eterogenei che ci aiuta a sintonizzarci con le altre culture e a renderci conto di come alcune emozioni, alcuni sentimenti, alcune esigenze ed alcune domande, siano, in realtà, comuni a ciascuno di noi, indipendentemente dalla latitudine e dalla longitudine alle quali conduciamo le nostre esistenze, rallegrandoci, magari, per le medesime gioie e soffrendo, purtroppo, degli stessi dolori, delle stesse paure, delle stesse delusioni, mentre le pagine di questo diario immaginario, catartico e musicale si arricchiscono delle nostre piccole e preziose esperienze, ma anche di tutte quelle catastrofi che rischiano di distruggere il nostro pianeta.
La pandemia, l’isolamento, l’odio, la violenza, la brama di potere e di ricchezza, la crisi ambientale, il desiderio di controllare il prossimo, la guerra rappresentano tutto ciò che può interrompere questo fondamentale processo di conoscenza, di integrazione e di maturazione, che è l’unica strada possibile affinché le persone possano davvero vivere in pace, sentendosi sicure e libere di immaginare il proprio futuro. Oltre c’è solo il Male di despoti ed assassini, i quali, nel nome dei propri particolari interessi, delle proprie assurde visioni del mondo, delle proprie folli insicurezze, non esitano ad aggredire ed uccidere, cancellando ogni forma di bellezza, di sacralità, di umanità che non riescono a comprendere e che li fa sentire impotenti, meschini o a disagio, preferendo, purtroppo, il rumore dei missili e delle bombe, a queste nove canzoni dal groove etnico, dub, primordiale e elettro-ambientale.
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