Spesso ci sentiamo oppressi, obbligati e costretti a comportarci e pensare in un modo prestabilito, facendoci condizionare, di conseguenza, dalla paura, dal giudizio altrui o dalla nostra stessa convenienza. Quando queste pressioni diventano insostenibili, sono proprio i demoni che vivono dentro di noi e che, solitamente, tentiamo di tenere nascosti, a permettere alla loro controparte, più luminosa e benevola, di ritrovare la libertà necessaria ad esprimere la propria spiritualità.
Vi è, quindi, un conflitto interiore in atto in ciascuno di noi; queste due essenze contrapposte contribuiscono entrambe a plasmare quella che sarà la nostra personalità e solamente dal loro doloroso scontro potrà, finalmente, emergere quella strada di consapevolezza che ci permetterà di affrancarci da tutta l’ipocrisia, da tutta la retorica e da tutti i falsi miti che caratterizzano la società di stampo neo-liberista della quale siamo parte e nella quale dobbiamo, ahimè, restare integrati, se non vogliamo soccombere all’alienazione, alla solitudine e all’isolamento, facendo sì che le nostre due essenze restino, per sempre, disgiunte e costrette a vagare ai margini dell’incoscienza, in un luogo che è, allo stesso tempo, una angusta ed ostile città-gabbia e una accogliente e salvifica città-casa, un luogo che viene efficacemente rappresentato dalla periferia urbana che fa da scenario visuale al video.
Questa strada consapevole è la strada blu della riconciliazione e del ritrovato equilibrio, l’unica strada che può essere ispirazione e che può mettere in connessione costruttiva l’io oscuro e quello luminoso, l’io naturale e quello divino, l’io materiale e quello spirituale, l’io concreto e quello fantasioso, che, come universi paralleli, vivono, da sempre, dentro di noi. Solo così il loro incontro non si trasformerà, per l’ennesima volta, in un duello fatale, in una dannata condanna da espiare, ma potrà tramutarsi nel prezioso raccordo emotivo tra la rabbia e l’amore, tra la pancia e la testa, tra le due anime narrate dagli Aliante, permettendoci di andare oltre coloro che confondono il normale bisogno di sicurezza umano con una prigione autoritaria e di confrontarci con tutto ciò che si staglia all’orizzonte dei nostri pensieri, delle nostre parole, delle nostre idee, degli scenari metropolitani che abbiamo attorno e soprattutto di queste trame sonore intrise di paesaggi cantautoriali, mediterranei e folkeggianti.
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