Viviamo tempi che sono il frutto malato dei nostri peggiori istinti omicidi; le nostre menti, nonostante il tanto declamato progresso scientifico, sono state sovraccaricate dall’odio e, di conseguenza, ci mostrano nemici ovunque. Nemici, minacce e pericoli contro i quali scagliamo tutta la brutale e gratuita violenza di cui siamo, purtroppo, ancora capaci, alla faccia di ogni ideale democratico, erroneamente convinti che non verrà mai il momento di saldare il conto, di rispondere del male che stiamo facendo a noi stessi, al prossimo, al pianeta che ci ospita.
Sonorità torbide e narcotizzanti quelle dei Killing Joke, atmosfere nelle quali le crude ed ossessive ritmiche post-punk si caricano di veemente tensione industrial e noise-rock, senza, però, perdere il suggestivo ed accattivante tocco melodico di matrice dub. Un solco profondo nelle nostre anime lacerate, le quali, attratte dal feroce richiamo del potere e del controllo, pensano di poter curare la propria solitudine, il proprio vuoto, le proprie ansie e di ritrovare, quindi, la pace e la sicurezza che hanno smarrito. Ma siamo mai stati, veramente, in pace? Siamo mai stati, veramente, sicuri?
Queste domande vagano nei meandri oscuri delle nostre coscienze, esplodono tra le pareti silenziose delle nostre case tecnologiche, luoghi che crediamo essere solo i nostri, ma, invece, è sufficiente un minuscolo virus, un’ombra inquietante, un odioso fantasma del passato, l’essenza funesta di un signore del caos per stravolgerne l’apparente e fasulla serenità.
Siamo imprigionati in una danza fatale, identica a quella eseguita delle falene attorno ad una lampadina. Pensiamo di vincere e di avere la totale padronanza delle nostre scelte, ma, in realtà, stiamo perdendo e non decidiamo nulla. Eminenze occulte, politiche corrotte, despoti in doppio petto, intanto, ci riempiono la testa di menzogne, ci spingono a combattere le loro inutili guerre, ci convincono che il nostro appagamento sia fatto solamente di lavoro, di produzione, di consumo. E così l’avidità, l’arroganza e la miseria di “Lord Of Chaos” si insinuano nella nostra società, disgregandola e frammentandola, sommergendola di un oceano di diffidenza e di paura, nel quale tentiamo, invano, di trovare un appiglio, ormai marcio, a cui aggrapparci per non sprofondare.
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