Trame ipnotiche sorgono dal vuoto cosmico; l’oscurità prende, improvvisamente, vita; le idee e le intuizioni di Vittoria Maccabruni assumono una forma fluida e penetrante, mentre le armonie chitarristiche di Michael Rother donano alla nostra vista introspettiva la visione di nuovi orizzonti esistenziali, di nuove prospettive emotive, di nuove ammalianti fantasie sonore.
Tutto ciò può sembrarci solamente un filo sottile, rispetto all’eternità del tempo o all’infinità dello spazio, ma è un filo capace di connettere le persone, di unire e mettere a fattor comune sensibilità, storie ed esperienze diverse, di farci sentire meno soli dinanzi all’ignoto nel quale siamo immersi e che prende, musicalmente, la consistenza di queste atmosfere elettroniche inquiete, cupe, vibranti e malinconiche.
La nostalgia, però, assume pian piano un alone costruttivo e positivo, ci stimola e ci sprona ad avvicinarci gli uni agli altri, a non avere paura di ciò che non si conosce, di luoghi, di abitudini, di usanze o di persone che ci appaiono diverse. E, alla fine di questo viaggio, che è “As Long As The Light”, la nostalgia ci condurrà al prezioso e liberatorio bagliore di “Happy (Slow Burner)”, una sorta di soglia luminosa attraversata la quale saremo più aperti, più forti e più consapevoli; più attenti nello scovare ogni minuscolo seme di luce, anche nella più profonda e più fitta delle notti.
In fondo, la missione fondamentale di ogni arte, è proprio questa: consentire al nostro spirito di elevarsi su ciò che è solamente un involucro di carne e materia e percepire, finalmente, le forze invisibili e misteriose che pervadono l’intero Creato. Solo così saremo davvero capaci di immaginare e costruire un futuro migliore per noi stessi e soprattutto per le generazioni a venire.
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