Una strada disseminata di groove e distorsioni garage-rock che parte da istintive e veementi trame di matrice rock’n’roll per arrivare al nostro disastrato ed ammaccato presente, in maniera tale da metterlo a soqquadro e procedere oltre: verso un futuro che suoni meno angusto ed estraniante e che permetta a chiunque abbia il desiderio di esprimere la propria personalità, le proprie idee e la propria creatività di trovare gli spazi e i tempi adatti per farlo, senza dover chiedere continuamente il permesso, senza dover scendere, obbligatoriamente, a compromessi, senza temere quelli che sono i giudizi e i gusti altrui e soprattutto senza soccombere, inevitabilmente, agli schemi e ai modelli imposti dalla società.
Una società, che dietro le sue accattivanti rappresentazioni virtuali, dietro l’ammaliante tocco dei suoi nuovi e dei vecchi media, dietro le straordinarie conquiste tecnologiche, cela un autoritarismo, una brutalità e una violenza che si fanno sempre più incisive e decise a cancellare ogni forma di dissenso, ogni protesta, ogni comportamento, ogni atteggiamento e ogni pensiero che non rientri, alla perfezione, in quelli che sono i suoi meccanismi di potere, di produzione e di controllo.
“LAP” è frutto della necessità punkeggiante di svincolarsi da questi ingranaggi, risvegliando l’attitudine alla lotta che esiste in ciascuno di noi e rammentandoci, attraverso il fascino vintage di questi dodici brani, che abbiamo ancora un futuro da difendere e da poter cambiare. Non dobbiamo, per forza di cose, vivere in un presente eterno, continuando a creare e distruggere miti ed eroi artificiali, i quali non sono altro che la copia sbiadita di uomini e donne che hanno vissuto in quelle che riteniamo essere epoche dorate: gli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta o Novanta del secolo scorso. Decenni che, oggi, in un tempo che non progredisce e che resta prigioniero di un loop malato e distropico, vengono continuamente banalizzati, semplificati, depurati, eliminando ogni tensione, ogni rivolta e ogni rivendicazione sociale, civile ed economica, in maniera tale da narcotizzare quella che è sempre più una massa acritica di spettatori virtuali che non sanno più quale sia il sapore del divertimento, della gioia, della pace e della verità.
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