Combatti. E perdi, ma non è questo che importa, ciò che importa è quanto sei andato lontano questa volta, quante sono le verità che hai carpito all’oscurità, quante sono le menzogne delle quali, finalmente, sei riuscito a liberarti. Le trame shoegaze di “The Sensitives”, il suo affascinante tocco notturno, il suo melodico e dolente vagare nel nostro inconscio, alla ricerca di un’alba, della quale, nonostante il potere lisergico ed accattivante delle ombre e delle creature notturne, nonché dei chiaroscuri sonori che le accompagnano, sentiamo di averne assolutamente bisogno.
Per ricaricarci, per uscire dalla limitante dimensione di quelli che, nonostante tutto, restano solamente dei sogni, per dare un obiettivo concreto e reale ai riverberi che elettrizzano e rendono così speciali i nostri pensieri.
The Sensitive Club ha il sapore dell’inizio, senza mai scordare quello che c’era prima, i luoghi, le persone e le esperienze che ci hanno consentito di essere qui adesso: trame che affondano le loro radici negli anni Novanta, in sonorità che erano, allo stesso tempo, consistenti ed eteree, minacciose, ma romanticamente decadenti, capaci di sintetizzare in pochi versi le nostre percezioni e lasciare che fosse la musica a esploderne ogni contenuto nascosto, ogni ossessione, ogni promessa, ogni significato.
Ma oggi, al di là dei compromessi imposti dal nostro caotico e spesso brutale presente, al di là dei nuovi meccanismi e slogan mediatici, rimane tutto ancora visceralmente attuale, almeno finché vi saranno uomini e donne capaci di ascoltare gli altri, di dare voce alla propria sensibilità, alla propria umanità, al proprio desiderio di ricerca e continuo miglioramento. Una strada difficile, quella intrapresa dalla band italiana, ma l’unica strada che può, davvero, allontanare i distruttivi fantasmi che incombono sul nostro futuro.
Comments are closed.