Kim Gordon è l’essenza più pura, allo stesso tempo oscura e trasparente, vicina e distante, rumorosa ed appena accennata, selvaggia e suadente, a cui aspira qualsiasi appassionato di musica rock. L’artista americana, dietro i suoi occhi glaciali, oltre le melodie accattivanti, al di là delle sperimentazioni soniche, esprime tutta la turbolenza e il disincanto di persone che non si sentono più a proprio agio nel dispotico ed artificiale giardino nucleare nel quale le politiche economiche, sociali e lavorative contemporanee vogliono costringerci a sopravvivere, indifferenti a quelle che sono le nostre inclinazioni naturali, i nostri veri sogni, le nostre passioni nascoste ed inconfessate.
Noise-rock, claustrofobie metropolitane, le dissonanze hardcore-punk della assolata e remota California degli anni Ottanta, la subcultura oscura, darkeggiante e fragorosa di Gotham City, la voce del pacifismo più onesto e radicale, una ricerca di bellezza che va al di là dei semplici e banali canoni estetici e delle alchimie fasulle e superficiali proposte dai media, ma che ha, come proprio centro di gravità permanente, la poesia di Patti Smith, il riformismo sperimentale di Glenn Branca, il seme embrionale del proto-punk dei Velvet Underground, l’irrequietezza chiassosa del rock di Seattle, tutto ciò che rendesse possibile alle persone comuni, indipendentemente dalle loro origini, dalla loro religione, dalla loro cultura e dalle loro tradizioni, di esprimere la propria individualità.
Non si tratta di un percorso eccentrico, ma è, invece, qualcosa di assolutamente umano, spontaneo, naturale ed emotivamente vero, qualcosa capace di preservare l’identità di ciascuno di noi e salvarla dalle influenze del capitalismo, della globalizzazione, dell’odio, della violenza gratuita e di tutti quei sentimenti negativi che si nascondono nell’animo umano.
Kim Gordon, con la sua musica e le sue idee, resta la migliore risposta al terrore quotidiano, una risposta che non muore nelle narrazioni epiche del passato, tra le ondate alternative degli anni Novanta, ma che sa essere sempre attuale e contemporanea, immedesimandosi in quelle che sono le nostre difficoltà, le nostre necessità e le nostre consuetudini statiche e rassicuranti, bel oltre i Sonic Youth, le pagine di “Girl In A Band” o qualsiasi astrazione avanguardista sia riuscita a catturare la nostra attenzione. La sua musica esprime l’importanza di stare assieme ed affrontare assieme ogni problema, compresi i momenti storici drammatici che hanno sconvolto e stanno sconvolgendo il nostro presente, ma, per quanto tutto ciò sia importante, Kim Gordon e la sua musica sono solamente una voce, mentre la scelta di ascoltarla e rispecchiarsi in essa, resterà, per sempre, una scelta solamente nostra.
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