RosGos, nel nuovo lavoro “Circles”, ci sprona a meditare su un concetto estremamente potente e cioè che l’esistenza degli esseri umani è, da sempre, caratterizzata di simboli, che, in un modo o nell’altro, influenzano e determinano quel complesso sistema di convenzioni, di abitudini, di regole, di precetti, di assiomi, di credenze e di idee che è alla base della nostra società. Un sistema che non ammette alcuna disobbedienza, alcun contraddittorio, alcuna critica e che identifica ogni comportamento contrario a quelle che sono le sue norme, i suoi postulati e le sue verità, come un atto peccaminoso, aberrante e abominevole che ci condanna, sia esteriormente, che interiormente nel corpo e nell’anima, scaraventandoci in un cupo inferno di colpe da espiare.
Un inferno circolare ed eterno, alfa ed omega della nostra corruzione e del nostro spirito critico, al quale RosGos dona la consistenza sonora del suo post-rock oscuro, cinematico ed elettronico. Queste nove canzoni rappresentano altrettanti misfatti, altrettante dolorose lacerazioni della nostra umanità che si sente sempre più vuota, abbandonata e perduta in quello che è un inferno dantesco dominato dall’incertezza, dall’apatia, dalla paura, dalla diffidenza e dall’incapacità di condividere la nostra esistenza con gli altri.
La pandemia, infatti, ha esasperato l’egoismo, obbligando le nostre anime a vagare, senza più alcun orientamento, alcun obiettivo, alcun sogno, ma con l’unico banale obiettivo di soddisfare i propri bisogni materiali; bisogni che i diavoli moderni, la cui essenza è quella virtuale e fallace dei nuovi e dei vecchi media, non fanno altro che amplificare, spingendoci a credere che essi siano l’unica cosa di cui necessitiamo, la vera sorgente del nostro appagamento, della nostra completezza e della nostra felicità.
Intanto le melodie verbali, il tocco etereo e minimale dell’elettronica, le drammatiche pieghe dello spazio-tempo, l’alternarsi di ombre morbose e di improvvisi e seminali bagliori post-rock, ci spingono ad addentrarci, un cerchio dopo l’altro, un girone dopo l’altro, un demone dopo l’altro, un’ossessione dopo l’altra, nei meandri oscuri del nostro personale inferno, laddove celiamo i nostri peggiori istinti e costruiamo quei muri di rabbia, odio, intolleranza, discriminazione e violenza che ci impediscono di scrutare la vastità del cielo, non consentendoci di renderci conto e di scoprire tutte le affascinanti possibili direzioni, le possibili passioni, i possibili futuri che rappresentano, in fondo, la nostra vera ricchezza.
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