Gli infiniti blu non seguono regole prestabilite, ma sono la libera rielaborazione di esperienze sensoriali e percettive che trasformano, in un flusso musicale, quelli che sono, nel bene e nel male, i nostri stati affettivi, le nostre ostinazioni, i nostri temi fissi, le domande senza risposta, tutte quelle nostalgie che, a volte, diventano aride e inquietanti bugie, mentre noi stessi, incapaci di superare la notte di “Parole”, affondiamo in quello che è un mare oscuro di inchiostro. Ma quando tutto appare perduto, sono proprio loro, la nostra immaginazione e la nostra creatività, a permettere a cose e persone assenti di prendere, improvvisamente, forma.
Il disegno dei Mizula rispecchia una realtà interiore che le atmosfere suadenti, eteree e in chiaroscuro del loro rock cinematico, tentano di rendere consistente e materiale, avvolgendo con parole, trame acustiche, visioni senza tempo e spazi misteriosi e sconosciuti, gli ascoltatori, i quali si sentono, finalmente, liberi di emozionarsi e di lasciare che i propri pensieri non siano più plasmati secondo modelli predefiniti, modelli considerati corretti, vincenti ed eticamente accettabili.
Ma, tutto ciò, è, allo stesso tempo, ossa rotte e sofferenza, è uno schianto irreversibile contro quella che è la cruda verità che ci circonda e che, sovente, fingiamo di non vedere; una realtà che, però, la band italiana tenta di rendere, grazie alle sue melodie più morbide, al tocco caloroso del sax e alle chitarre lisergiche, più accettabile. Resta comunque lo squarcio che continua a provocare incertezza e dolore, ma esso, ora, con maggiore consapevolezza, può anche essere visto come il varco attraverso il quale evadere e proiettarsi verso quelli che saranno nuovi orizzonti, nuovi territori emotivi, nuove dimensioni sonore capaci di amalgamare indie-folk, pop psichedelico, rock cantautoriale, memoria e un avvincente sguardo su quello che sarà il nostro futuro, oltre le ombre brucianti, oltre gli abissi verbali, oltre i giorni che ci impedivano di sentire la vicinanza degli altri, di noi, di te.
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