Ci sono luoghi e momenti nei quali anche il modo con cui viviamo la luce muta profondamente e tutto ciò che abbiamo attorno, comprese le nostre auree e preziose verità universali e le nostre inutili manie di grandezza, assumono un’altra prospettiva ed un’altra consistenza. A queste diverse prospettive e consistenze, che, a volte, sembrano perseguitarci e condannarci, i Post Nebbia di “Entropia Padrepio” forniscono un canale catartico attraverso il quale il conflitto interiore tra il bene e il male, le domande alle quali non sappiamo rispondere e tutte le oscure visioni che deformano e inaridiscono il nostro futuro, si trasformano in una rappresentazione cinematografica pulsante e emotivamente attiva. Una pellicola musicale nella quale le linee dei corpi diventano più morbide, proprio come avviene con questo pop-psichedelico che, sotto le sue trame accattivanti e scintillanti, cela i suoi finali velenosi e taglienti, le maniacali e sognanti divagazioni dei synth e le sue narrazioni verbali, che, come schegge di metallo, si insinuano nella carne viva; nelle passioni; nei ricordi; nelle percezioni.
Il bianco, il nero e tutte le loro innumerevoli sfumature prendono il sopravvento delle nostre esistenze urbane e di ciò che resta degli spazi aperti, degli alberi e dell’erba, dei luoghi intimi della memoria, quelli nei quali si rifugia la nostra coscienza, consapevole del fatto che i colori, in questa rappresentazione fasulla, mediatica, omologante e virtuale della realtà, possono tramutarsi in un impedimento eccessivo, in un substrato di luoghi comuni ed ovvietà che ci rende prigionieri di regole, meccanismi e comportamenti meschini che provocano dolore e sofferenza, tanto a noi stessi, quanto agli altri.
La band italiana guarda sia al cielo, che alla terra, mescola elementi materiali e spirituali, tentando di dare al particolare delle nostre minuscole, affannose e trepidanti quotidianità, un respiro universale, mentre le sonorità del disco inglobano elementi di matrice eterogenea tra loro: new-wave, prog-rock ed un pop dolcemente cupo, teatrale, epico e fantasioso. Tutto ciò che ci sprona a prendere, sempre più, le distanze dai servizievoli imbonitori, dagli opportunisti e dai fanatici di cui sono pieni la rete e i mass-media; uomini e donne che, come virus micidiali, non fanno che diffondere paure e insicurezze, costringendo le persone comuni ad affidarsi e cercare l’uomo forte, la soluzione semplice, il facile nemico da individuare, colpevolizzare e combattere. I Post Nebbia tentano di erigere un argine sonoro, a partire da quelli che i nostri limiti umani, nella certezza di quanto possano essere oppressivi i nostri dubbi, ma con la fiduciosa cognizione di una dimensione trascendentale e appagante sovrapposta al nostro oscuro e dolente presente.
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