“City Of Ur” è un passaggio temporale che proietta sonorità vulcaniche di matrice prog-rock e psichedelica verso un futuro fosco ed inquietante che, sempre più, purtroppo, appare sovrapponibile al nostro presente, ad un’epoca nella quale, nel nome del profitto, della ricchezza e soprattutto del potere, ogni ideale diviene trascurabile, ogni essere umano diviene sacrificabile, ogni speranza di pace, benessere e sicurezza diviene una promessa vana da dare in pasto a masse di web-spettatori che sono sempre più assuefatte a pseudo-verità artificiali costruite, ad arte, con l’unico obiettivo di renderli prigionieri della paura e della diffidenza, in modo da essere, facilmente, controllabili e manipolabili.
Ecco, dunque, che attraverso la porta di Ištar, il rock acido e lisergico degli Ur diventa un assieme torbido e incandescente di sonorità distropiche, estranianti ed elettroniche, che riflettono, appunto, tutta l’impotenza delle persone comuni di fronte a questi enormi sistemi di potere che continuano ad armarsi, ad arricchirsi e a farsi la guerra, incuranti della sofferenza e della morte che provocano ovunque. Oggi stiamo assistendo all’ennesima prova di forza in Ucraina, ma, in realtà, questa è una storia sporca, assurda e cattiva che va avanti da molto più tempo; tempo che, purtroppo, come si evince dal brano iniziale del disco, è funestato da forze oscure che bramano piegare e cancellare ogni dissenso e tutto ciò che appare diverso e non allineato, costringendoci a brancolare tra le rovine di Ur, tra le macerie dei nostri sogni, delle nostre passioni e delle nostre aspirazioni.
Come dei derelitti, come degli emarginati, che fuggono nel passato più puro e primordiale dell’umanità e ne traggono il coraggio necessario a resistere a questo modello conformista, reazionario, neo-liberista ed omologante che nasconde, dietro le sue luci e bellezze virtuali, tutta la miseria, la povertà, il disfacimento delle nostre città e del nostro pianeta, ogni giorno più ingiusto, più arrabbiato, più malato, più inquinato, più insensibile, più cattivo.
Non ci resta, dunque, che affidarci alle forze misteriose del caos, alla vibrante e possente voce della natura, a quel dio del vento, Envil, il cui soffio potrebbe davvero fermare il tempo, riunendo passato, presente e futuro e insegnandoci ad essere migliori.
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