I quattro brani che costituiscono “EP 1” sono una sorta di incontro ravvicinato con l’alieno che si è rifugiato dentro di noi; questa creatura rappresenta ciò che è riuscito a sfuggire dalla morsa brutale del neo-liberismo della sorveglianza, ciò che non puoi trovare su Google e che interagisce con il mondo esterno e con gli altri attraverso linguaggi emotivi imprevedibili – come quello dell’arte e soprattutto quello della musica – i quali, se ci crediamo, possono ancora essere espressione della nostra individualità, senza che quei loro dannati algoritmi di raccolta ed analisi dei dati tentino di prevedere e determinare quelle che saranno le nostre scelte.
Canzoni che mescolano sonorità diverse ed eterogenee, innestando su un background essenziale e minimale, di matrice post-punk, trame oniriche e psichedeliche, ritmiche afro-funk, appassionate divagazioni free-jazz, in maniera tale da dare consistenza musicale a quel teatro grottesco che è la nostra quotidianità. Un eterno presente che ha dimenticato il proprio passato, che continua a creare e distruggere i propri miti futuri, lasciando che le persone comuni vivano in un nocivo ed estraniante clima apocalittico, lasciando così ad una classe politica assolutamente inetta, incapace, corrotta ed asservita ai poteri e alle lobby economiche e finanziarie globali, il controllo delle nostre vite. L’emergenza sanitaria che collassa in un insieme di regole e restrizioni assurde al solo scopo di indottrinare le masse, la ferocia mediatica della guerra russo-ucraina, il silenzio sulle responsabilità dell’Occidente e della NATO, i fantasmi di un conflitto nucleare su larga scala, diventano strumenti per tenerci proni ed ammansiti, per cancellare ogni dissenso, ogni analisi critica, ogni visione alternativa, ogni domanda scomoda e soprattutto per incutere paura e diffidenza nei popoli, rendendo il mondo reale un luogo insicuro, violento e brutale e lasciando, di conseguenza, che le persone si nascondano nei comodi e manipolabili paradisi artificiali costruiti, ad arte, dalla rete.
Do you still have those pills? A volte la fuga appare l’unica possibilità rimasta; la rinuncia ad un meccanismo che, in cambio dei suoi like e delle sue comode verità, brama inglobare i nostri sentimenti e le nostre idee, giungendo, alla fine, a sgretolare quei diritti e quelle conquiste civili che pensavamo, ormai, fossero intoccabili. Ma, oggi, la Corte Suprema americana ci ha mostrato che non è affatto così, che nel mondo della sorveglianza non esistono santuari della libertà, della democrazia o della giustizia che possano rendere inattaccabili le nostre scelte o che possano mettere al riparo la nostra intimità da quell’occhio rosso che non dorme mai.
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