Questa sarà la fine o è l’nizio di qualcosa che, per una volta, ci auguriamo sia migliore? Paolo Nutini condivide le sue istantanee sonore, tentando di esorcizzare i dubbi, le ansie, le frustrazioni e i demoni interiori che ci rendono ostili, violenti ed arrabbiati e fornendoci una prospettiva ottimistica su quello che, però, resta un mondo sconvolto dalle guerre e dal male, dalla cupidigia e dagli istinti più brutali e materialistici.
“Last Night In The Bittersweet” è un viaggio alla ricerca della luce vera, non quella artificiale prodotta dai media; un viaggio personale e collettivo, corporeo e spirituale, tramite questi sedici brani pervasi da atmosferee eteree e introspettive, ma anche da un rock cinematografico che sa essere sia lineare e suadente, che distorto e veemente, soprattutto quando vuol farci sentire l’importanza delle nostre scelte e dei nostri comportamenti, il fatto che dobbiamo essere noi e soltanto noi gli artefici del nostro futuro. Da “Children Of The Stars” a “Lose It”, da “Everywhere” a “Petrified In Love”, il filo conduttivo della narrazione sonora è quello della speranza e della fiducia, nonostante la folle e caotica corsa verso l’auto-distruzione che i potenti della Terra hanno, purtroppo, iniziato e che non sembrano voler arrestare.
Paolo Nutini mostra tutta la sua vulnerabilità emotiva, carica il blues della sua anima di una prospettiva radiofonica che non vuole essere, semplicemente, pop sentimentale, ma che è, invece, lo strumento con il quale far ascoltare, nel modo più ampio possibile, le sue idee e le sue preoccupazioni, le sue convinzioni e le sue esperienze passate, andando, nel frattempo, a sperimentare e visitare mondi sonori diversi, aperti alle influenze del rock più acido e progressivo. Perché il messaggio fondamentale che l’autore scozzese vuole comunicarci è che non esiste un unico modo di concepire e di organizzare le proprie esistenze, non esistono solamente le leggi dell’offerta e della domanda, ma vi sono orizzonti che ci chiamano e ci invitano ad essere scoperti, rimettendo al centro delle nostre vite il tempo, le passioni, la libertà, il vento, la consapevolezza che ogni nostra fragilità può essere un appiglio per far fronte comune e combattere le derive più malvagie, omicide e selvagge.
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