Il Male, spesso, si annida nel passato, in eventi apparentemente banali e trascurabili, che avremmo potuto e dovuto bloccare immediatamente, ma che, invece, presi dalle necessità materiali, dalle innumerevoli superficialità con le quali riempiano le nostre giornate, dalle nostre convenienze opportunistiche e dai nostri compromessi utilitaristici, preferiamo accettare e fingere di non riconoscere per quello che sono.
E questo che ciò che emerge, alla fine, dalla quarta stagione di “Stranger Things”. Vecna, per quanto sia terrificante, abietto e mostruoso, all’inizio, era, esattamente, come noi, era uno di noi. Poi cos’è successo? Perché si è trasformato in una creatura di puro odio e violenza? Perché il nostro mondo, come la cittadina di Hawkins, sembra, inevitabilmente, destinato a strisciare verso una dimensione oscura dominata dagli istinti più omicidi e vendicativi?
La nostra umanità, per quanto possa essere fragile, per quanto possa essere ammaccata, per quanto possa sentirsi umiliata o derisa, non vive dalla parte fantasiosa della storia, nei poteri psichici e soprannaturali di Undici, bensì è celata in quel miscuglio di paure irrazionali, di sentimenti inconfessati, di diversità fisiche e mentali, culturali e sociali, etniche e religiose, filosofiche e morali, che, invece, di essere accettate per quel che sono e interpretate come un punto di forza, vengono vissute come un limite, mettendoci sottosopra e sconvolgendo la nostra, apparentemente tranquilla, ma assolutamente marginale, esistenza. Ma, se resisteremo al Male e riusciremo ad integrarci e fare fronte comune, saranno proprio queste difficoltà a renderci migliori e permetterci di convivere, alla fine, gli uni accanto agli altri, non senza, però, pagarne un prezzo in termini di sofferenza, di solitudine e di straniamento.
Solo così, infatti, saremo in grado di imbracciare la nostra chitarra scura e scagliare, contro il perfido e annichilente UpsideDown, tutta la passione, l’energia e il coraggio che abbiamo accumulato dentro di noi, alla luce di una consapevolezza superiore, quella di essere diventati più forti, più decisi e più sicuri nell’esprimere le nostre emozioni al mondo esterno, a quel mondo che si trova al di là delle cuffiette dei nostri walkman, oltre il tabellone di gioco di “Dungeons And Dragons”, oltre le nostre comode e rassicuranti casette iper-tecnologiche.
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