venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

Unfair, Animaux Formidables [video]

Mik Brigante Sanseverino Luglio 25, 2022 Video Nessun commento su Unfair, Animaux Formidables [video]

Com’è la bellezza? Disumana.

Non ha alcun bisogno degli uomini, è fatta solo di terra, di fuoco, d’aria e d’acqua. Una bellezza disarmante che non necessita di alcun progresso ed alcuna tecnologia; appare sempre per quello che è, senza il bisogno di indossare maschere o piegare i propri istinti a comportamenti, schemi e modelli artificiali che, dietro le loro utopiche promesse di eterno benessere, bramano, in realtà, assumere il controllo delle nostre scelte e quindi delle nostre esistenze. Esistenze che, come rappresentato efficacemente nel video, sono, ogni giorno, più anonime, più asettiche, più assuefatte, confinate in spazi, interni ed esterni, che sono sempre più opprimenti e soffocanti.

Intanto, per seguire questi modelli virtuali, noi ci mascheriamo, rinunciamo alle nostre specifiche individualità, alle nostre inevitabili fragilità, ai nostri veri sentimenti e alle nostre vere idee, perché ci convinciamo che, senza quelle che consideriamo solo delle inutili debolezze, sia più semplice ottenere ciò che ci è stato promesso: quella bellezza morbosa che non può essere mai intaccata dalla sofferenza, dalla povertà, dalle delusioni, dal dolore, dalla malattia e persino dalla morte.

E così indossiamo le nostre maschere, lo facciamo per così tanto tempo da cancellare i nostri volti, i nostri nomi, l’essenza di ciò che siamo, la nostra preziosa umanità, ciò che può distinguerci da una roccia inanimata, per diventare parte di un gregge massificato e sentirci accettati, sicuri e protetti. 

Maschere invisibili alle quali il duo garage-rock degli Animaux Formidables risponde con le proprie maschere di gomma, maschere vere, maschere asfissianti, maschere oscure, maschere sintetiche, maschere impersonali, maschere insensibili, maschere dalle sembianze animalesche, senza più un briciolo di indulgenza, armate solo della loro ossessiva, ostinata ed ostile materialità, che ci sbattono davanti agli occhi, senza alcun compromesso, quello che abbiamo perduto e quello che siamo diventati.

La stragrande maggioranza è costituita da pecore che hanno preferito smettere di ragionare, di osservare, di pensare con la propria testa, preferendo mettersi in fila e confondersi. Altri, pochi, più scaltri, arroganti e sleali, a proprio agio tra le suadenti e claustrofobiche trame di “Unfair”, hanno ridotto ogni storia, ogni narrazione, ogni rivoluzione, ogni domani ad un eterno presente tecnologico. Un’epoca nella quale le persone non si riconoscono, non si capiscono, non si fidano e quindi non interagiscono tra loro, ma preferiscono, di gran lunga, interagire con i luminosi e accattivanti schermi dei loro smartphone. Dispositivi che sono andati ben oltre gli inquietanti tele-schermi orwelliani, in quanto, oggi, nel 2022, tutti noi desideriamo portarli ovunque andiamo, spingendo i produttori verso oggetti sempre più piccoli, leggeri e invasivi, che offrono, contemporaneamente, a quelli che sono gli eredi di Napoleon, una mole di dati informatici enorme, dati che rappresentano noi stessi e le nostre stesse vite.

Pensiamo così di dare sfogo ai nostri istinti e alle nostre passioni, crediamo di scegliere, di essere gli artefici del nostro destino, ma, in realtà, con le nostre finzioni e le nostre rinunce utilitariste, abbiamo edificato la Gilead nella quale lasciarci imprigionare, mentalmente e fisicamente: una tecnocrazia liberticida e omologante che combina, subdolamente, paura, violenza e potere.  

Persino la musica è ormai satura, è un prodotto disposto sugli scaffali di negozi virtuali, alla mercé degli influencer che commercializzano e veicolano il desiderio estetico di trasgressione, da sempre, insito nei più giovani, ma si tratta solo di cornici vuote. “Unfair” è un modo per prendersi gioco di questo abnorme e morboso glamour virtuale, riproponendo – in maniera estraniante ed onirica – sonorità glam-rock che non divorano il passato e il futuro, ma, facendo leva, sull’energia più pura e seminale del blues e del rock ‘n’ roll delle origini, ci rammentano che il progresso dovrebbe essere, invece, soprattutto un obbligo che abbiamo nei confronti della natura e degli altri esseri umani.

Un obbligo che risuona, rumorosamente, nelle nostre coscienze, sentiamo scorrere il calore bianco dei Velvet Underground, sentiamo la dirompente energia del krautrock sperimentale dei Faust, la passione distruttiva del proto-punk psichedelico degli Stooges e il fascino conturbante che caratterizza le misteriose ondate analogiche che preannunciano il primo lavoro in studio degli Animaux Formidables: sonorità no-wave provenienti da un luogo non precisato, in quella terra di mezzo tra una comune fattoria nei pressi di Willingdon (Inghilterra), la brutale repubblica di Gilead e il mondo nuovo descritto da Aldous Huxley.  

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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