Quella dei Monochromatic Visions è la nostalgia nei confronti di un passato intriso di trame shoegaze ed indie-rock, di riverberi, di echi, di abbaglianti synth che, come lampi in una tetra tempesta, irrompono, improvvisamente, in mondi oscuri e travagliati. Mondi fatti di sogni che rispecchiano la nostra essenza interiore, cioè quelle verità, intime ed essenziali, che Platone avrebbe definito “idee”, ovvero il prezioso fondamento delle nostre coscienze che vivono, apprendono, soffrono ed evolvono, restando, perennemente, in bilico tra spirito e materia, tra sonno e veglia, tra bene e male, tra luce e buio.
Intanto quel passato ipotetico si allontana sempre più da ciò che siamo adesso, dal nostro imperfetto presente, lasciandoci in balia di questa realtà fluida e traumatica alla quale la romantica e decadente new-wave del duo londinese tenta di fornire un’alternativa. Alternativa che, però, non è e non deve mai divenire né un utile alibi, né un facile compromesso, né una via di fuga. Dobbiamo tenere sempre presente, infatti, ciò che abbiamo attorno, se non vogliamo restare imprigionati in quella che è solamente una proiezione virtuale della verità. Ed il rischio, oggi, di finire invischiati nei meandri della rete, stritolati da freddi algoritmi che limitano, manipolano e definiscono ogni nostra possibile scelta futura, restringendo i nostri orizzonti, è drammaticamente reale: le ritmiche artificiali ed ossessive di “Faces” ci attirano, pericolosamente, nel pozzo gravitazionale di un pianeta meccanico, ma, allo stesso tempo, le evoluzioni chitarristiche di “Run” ci donano l’energia e la spinta necessarie per fuggire nello spazio profondo e trovare altre case.
Ed ecco che dinanzi a noi prendono forma la casa rumorosa e distorta di “Negative Girl”, quella morbida ed accattivante di “Fireworks”, quella lisergica ed intimista di “Lost”, quella dolente e sofferta di “Trauma” o magari quella benevola e salvifica di “Sabre”. Quale sceglieremo?
La rivelazione fondamentale di “Reform” è proprio questa, quella del viaggio, il fatto, cioè, che siamo liberi: nessun virus, nessun lockdown, nessuna pandemia, nessun demone, nessuna balorda ed inefficiente classe politica possono toglierci la possibilità di creare e magari trasformare o distruggere i nostri sogni, alimentare le nostre passioni e rischiare il nostro tempo, intrecciando quelle che sono le nostre idee, le nostre percezioni, i nostri sentimenti con quelli di altri viaggiatori, di altri ascoltatori, di altri sognatori.
Comments are closed.