L’Acheronte creativo dei King Buffalo ha attraversato gli inferi virali della recente pandemia, senza mai lasciarsi piegare da quei tristi e spregiudicati ectoplasmi politici, i quali, sfruttando il doloro e la sofferenza altrui, hanno manipolato, condizionato, oppresso ed influenzato lo scorrere delle nostre giornate, rendendole sempre più torbide, ostili, rabbiose e divisive.
Ed ora, con “Regenerator”, la band americana è giunta a concludere – toccando sonorità più morbide, prossime al rock astrale e progressivo – quella trilogia oscura con la quale hanno mostrato come, spesso, le nostre paure non sono affatto reali, ma vengono concepite e prodotte artificialmente, affinché altri, quelli che detengono le leve del potere economico, finanziario e politico globale, possano goderne e sfruttarle a proprio esclusivo ed unico vantaggio.
Ma ora che Fobos ha gettato via la sua maschera iniqua, è giunto il momento di ridare speranza e fiducia alle persone comuni. Questo, infatti, è l’album più luminoso della già citata trilogia pandemica, quello nel quale lo stoner rock ossessivo e psichedelico del passato lascia ampio spazio a melodie incantate, il cui obiettivo è riscaldare il cuore indolenzito degli esseri umani, spingerli a considerare il proprio futuro come una opportunità e una nuova possibilità, piuttosto che come un rischio. I King Buffalo, sin dall’iniziale title-track, cercano di diffondere una ritrovata e preziosa gentilezza, mettendo da parte le ombre fameliche di “Hours” ed esaltando quei momenti chitarristici che in “Avalon” e “Mammoth” entrano in sintonia con quelli che sono i nostri sogni inconfessati e con le passioni alle quali abbiamo rinunciato per abbracciare una visione del mondo ansiosa, claustrofobica, minacciosa e perennemente malata.
Una lugubre odissea che viene spazzata via dalla meravigliosa e rinnovata alba armonica di “Firmament”, il brano che mette fine al disco e proietta i nostri eroi verso una nuova fase del loro percorso di ricerca umana e musicale, senza, però, dimenticare ciò che è accaduto, ovvero senza scordare le esperienze, le perdite, le sconfitte, le ossessioni che, trasformate in suoni cosmici, in passaggi inquietanti, in bassi cavernosi, in fulgidi riverberi e in tonanti batterie, ci hanno consentito di crescere, di imparare, di essere qui adesso,in un luogo e un tempo speciali che debbono tramutarsi in quelli della rinascita, quelli della guarigione, quelli della pace, quelli della difesa dei diritti fondamentali. Ne saremo capaci?
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