I riverberi e le trame psichedeliche dei Black Angels sono la migliore risposta all’assordante sovrapposizione di politiche predatorie, di teorie complottiste, di parole cariche d’odio brutale, di assurde menzogne spacciate per verità focali, che la rete globale, nella quale tutti noi, volenti o nolenti, siamo immersi, vomita quotidianamente nelle nostre case, nelle nostre scuole, nei nostri luoghi di lavoro, ovunque ci conducano le nostre vite.
La band americana, con le sue accattivanti chitarre sfocate, con le sue derive noise, con i suoi loop ipnotici, ci invita a ritornare sui nostri passi, a riflettere prima di seguire il boia virtuale di turno, ad acquisire i mezzi e le conoscenze necessarie per poter distinguere ciò che è vero e ciò che, invece, è solo un riflesso deforme e forviante della realtà.
Guardare dentro di sé, per comprendere cosa abbiamo attorno a noi, per evadere dal caos mondano che mette a tacere i nostri sentimenti. La cura è sempre la stessa: riprendersi il proprio tempo, riconquistare i propri spazi creativi e condividerli con coloro che lo meritano, con coloro che si agitano e si sentono derubati, con coloro che non vogliono essere sacrificati sugli altari virtuali di Instagram o di qualsiasi altra piattaforma social nel nome di una bellezza, di un potere, di un successo o di una ricchezza alle quali non hanno mai aspirato.
Tutto ciò si trasforma e si concretizza, musicalmente, nei riff lenti e melodici di “Wilderness Of Mirrors”, colonna sonora della decadenza attuale e di un mondo che muore ammazzato da un’overdose di byte, alla quale la band americana risponde con una estraniante e stupefacente dolcezza psych-rock. Un sentire leggero e amorevole nel quale puoi ritrovare le visionarie intuizioni espressive di Syd Barrett, la rumorosa e accattivante viscerale passione dei Velvet Underground, ma anche qualcosa che è assolutamente nuovo, qualcosa che dalle profondità torbide ed oscure del fiume che scorre in ciascuno di noi, tenta di ritrovare la sua personale strada e oltrepassare quel labirinto di specchi che separa le dimensioni del dentro e del fuori, del reale e dell’immaginario, dell’umano e del divino, in modo da poter guardare ogni essere umano di questo pianeta per ciò che è: un angelo, un mostro, una vittima, un carnefice, un ostaggio, un complice.
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