“A Foul Form” è l’incontro turbolento tra le atmosfere garage-rock e krautrock degli Thee Oh Sees e l’hardcore-punk degli anni Ottanta, quello più rude, più schizofrenico e più abrasivo, quello caro a gente come Iggy Pop, Henry Rollins o John Lydon, in perfetta sintonia con un decennio politicamente perverso nel quale il movimento punk usciva dai grandi radar mediatici e commerciali e sopravviveva nel sottosuolo, nelle case occupate, nelle periferie abbandonate, nei centri sociali, ai margini del sistema di produzione e di consumo, fornendo la sua visione oscura, anarcoide, cruda e rabbiosa del mondo moderno.
Una versione che gli Osees riportano alla luce, lasciando che la furia distorta dei loro feedback riprenda, nuovamente, il sopravvento e prendendo di mira l’avidità, l’egoismo e l’individualismo che contraddistinguono la nostra società, le istituzioni e tutti coloro che, approfittando del proprio ruolo, fanno i loro porci comodi, discriminando e abusando dei più deboli, dei più poveri, dei più fragili. “Perm Act” e “Frock Block” sono invettive velenose che si scagliano contro l’arrogante supponenza delle forze di polizia e contro le regole astruse e bigotte imposte, al loro gregge, dagli uomini di Dio. Possiamo essere noi stessi, è questo il messaggio, possiamo essere liberi, possiamo fare quello che ci rende felici e ci fa sentire completi ed appagati, senza che tutto questo significhi dover bruciare tra le fiamme dell’inferno. E se pure fosse?
Le parole sono taglienti, scivolano via una dopo l’altra, contribuendo ad innalzare il clima ostile, grintoso e irriverente del disco; un disco al quale la band desidera fornire un alone lo-fi, tentando di catturare, rivitalizzare e rendere attuale lo spirito indomito e non convenzionale del punk-hardcore che non apparteneva a nessun futuro, quello che passava da una cassetta all’altra, grazie a delle piccole etichette indipendenti, senza preoccuparsi dei gusti estetici e musicali delle masse, le quali erano sempre più isolate, narcotizzate e indottrinate a proprio esclusivo vantaggio dai padroni del sistema economico globale, desiderosi di imporre un unico stile di vita, un’unica cultura, un’unica verità, un unico modello sociale. Tutto ciò è ben sintetizzato dal brano iniziale, “Funeral Solution”, un brano che risuona come la soluzione finale che è stata pensata per tutti noi, una soluzione che si rinnova ogni singolo giorno, facendo sì che ogni giorno noi siamo costretti a rinunciare, per seguire quelli che sono effimeri traguardi materialistici, ad un sogno, ad una passione, ad un amico, ad un affetto caro, al nostro prezioso tempo e alla nostra impagabile libertà. Ci conviene davvero?
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