E se ci liberassimo di tutte quelle stratificazioni mentali che condizionano il modo con il quale ci approcciamo agli altri e al mondo esterno? Probabilmente saremmo più irregolari e più imprevedibili, ma anche più originali e, soprattutto, potremmo fornire un caleidoscopio di emozioni e stati d’animo diversi a coloro che interagiscono e vivono con noi.
Proprio come avviene con quest’ultimo album dei pisani Strange Flowers, “Crossing A Wasteland”, un lavoro nel quale le trame psichedeliche forniscono il familiare background sul quale innestare voci estranee, divagazioni acide di matrice sixty, chitarre libere ed irrequiete e soprattutto la capacità e la volontà di non fare mai un passo indietro, di non cedere mai alle sirene accattivanti del mainstream, ma di suonare un indie-rock puro e viscerale, rispettoso di sé stesso e assolutamente fedele alla sua visione autonoma dell’arte e della musica.
Ciò consente al disco di spaziare attraverso scenari temporali diversi, di muoversi da un decennio all’altro, senza mai perdere, però, la sua stretta connessione con il nostro morboso presente, con i suoi folli conflitti, con un mondo che sta rapidamente morendo, con una pandemia che avrebbe dovuto metterci in guardia e che, invece, si è trasformata solamente in un altro strumento con cui manipolare e condizionare ulteriormente gli esseri umani, mettendoli gli uni contro gli altri, dividendoli in buoni e cattivi, facendo sì che il peso dell’isolamento, delle chiusure, del silenzio e dei lockdown entrasse dentro ciascuno di noi, rendendoci, in pratica, ancora più diffidenti ed ostili.
A questa triste dimensione esistenziale gli Strange Flowers rispondono con una musica che si riempie di dolore, ma mai di accettazione, una musica che diventa inquieta, a volte aggressiva, a volte delicata, incorporando sonorità di matrice grunge a fare da contraltare alle ambientazioni intrise di armonioso pop neo-psichedelico. Passaggi strumentali, folkeggianti, sognanti, ed emozionati si alternano ad altri che, invece, sono crudi e veritieri nel ripercorrere tutto il cammino emotivo della malattia, ossia la scoperta, la perdita, il ritrovarsi solo ad affrontare qualcosa che si insinua dentro di noi, trasformandoci non solo nel corpo, ma anche nello spirito, spingendoci, appunto, in quella landa desolata dalla quale solamente le vere passioni, come la musica, come un disco, come gli amici, potranno salvarci.
Comments are closed.