Smarrimento, è questa la sensazione che si impadronisce di noi e ci confonde, mentre le sonorità post-punk dei Dry Cleaning, in questo nuovo lavoro, virano verso la dimensione lunatica dello slow-rock nella quale un pop lisergico, triste e drammaticamente estraniante si mescola con la visione di un mondo prossimo alla fine che crede ancora di potersi salvare semplicemente continuando ad erigere altri muri, altri confini, altre regole, altre barriere di filo spinato.
“Stumpwork”, nonostante la sua accentuata e decadente dolcezza, è un disco che ci mette a disagio, ci fa sentire fuori, ci fa vivere altrove, ci fa desiderare altro, ci invita a disconnetterci, fisicamente e mentalmente, da quelle che sono le massificanti pressioni virtuali della nostra quotidianità, donandoci la consapevolezza sfuggente che una vita borderline e marginale possa essere una vita meravigliosamente serena, pacifica ed appagante.
E intanto “Anna Calls From the Arctic” ci sprona ad essere proprio lì, a smarrirsi per poi ritrovarsi in un’alba boreale, a staccarsi dalla cruda e tagliente aggressività di “Don’t Press Me”, gettandosi dietro l’ansia, la perdita, la sofferenza e le immagini di morte e seguendo i riverberi luminosi delle chitarre, i bassi penetranti, le ritmiche lente del disco che pian, piano si insinuano nei nostri pensieri, tentando di renderli più immateriali e imparziali.
Lo spoken word di Florence Shaw vive in un universo parallelo nel quale gli Smiths stanno ancora assieme, i nostri animali domestici non si sono mai smarriti e vivono felicemente con noi e le derive capitalistiche di “No Decent Shoes For Rain” non prenderanno il controllo delle nostre vite, obbligandoci ad acquistare qualcosa che, tra un po’, passerà di moda. Perché è questo quello che fanno: costruiscono miti, ce li vendono e poi li rendono inutili, ingombranti, dannosi, sciocchi, superati, in modo da farcene desiderare altri che, ovviamente, sono già lì, sugli scaffali dei loro negozi, pronti ad amarci, a farci le feste quando torniamo a casa la sera, a seguirci ovunque andiamo: pop-punk, goth rock, new wave, slowcore, non importa.
Loro ci amano.
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