Possiamo lasciare che il tempo diventi un vincolo ed una inesorabile condanna oppure possiamo fregarcene, oltrepassando le diverse epoche musicali in un batter di ciglio, per poi ritrovarci qui, proprio adesso, con il medesimo cupo orizzonte emotivo dinanzi al cuore, con gli stessi ombrosi groove metallici e quel malessere, profondo e dolente, che ci rende vulnerabili, ma che, allo stesso tempo, fa sì che siamo determinati nel seguire la nostra personalissima strada, incuranti di tutte le sovrastrutture artificiali che cambiano (?) attorno a noi.
“Mystic Sisters” è un pianeta di grinta ed oscurità, ruota, il più delle volte seguendo orbite distorte e raminghe, intorno alla sua stella nera di sonorità hardcore, divagando, di tanto in tanto, in territori musicalmente differenti, intrisi, soprattutto, di morbide trame post-rock, in un gioco di punti caldi e punti freddi che ha l’obiettivo di rappresentare tutta l’imprevedibilità che contraddistingue le nostre esistenze, rendendole, alla fine, migliori di quanto esse sarebbero state altrimenti, se ogni cosa fosse stata già calcolata e prevista. Invece, in questa mancanza di certezze, in queste visioni sfumate della nostra realtà, in queste fluttuazioni policromatiche del futuro, in queste ritmiche altalenanti risiede il sapore sovversivo della vera bellezza, quella che può rendere luminosa e brillante la più oscura e torbida delle notti, la più oscura e torbida delle menti. Certo, il vuoto continua a vivere dentro di noi, a pretendere risposte troppo complesse, a nutrirsi, di conseguenza, delle nostre ansie, a rosicchiare i nostri sentimenti, a rendere ogni evento imprevisto un evento tragico, ma, pensandoci bene, chi è che carica questi eventi di maniacale e drammatica importanza?
Semplicemente noi.
Ed allora se ci convincessimo che questi fatti, in realtà, non sono accaduti? Se ci convincessimo che questo tempo trascorso è stato vano? Ciò che più conta, su ogni parametro temporale al quale facciamo riferimento, è il nostro spirito, la nostra volontà nel continuare un percorso elettrizzante e selvaggio, un cammino che, proprio nelle sue ferite e nelle sue fratture, lascia intravedere la sua energia ardente, pulsante e punkeggiante, capace di deformare, di contaminare e di mescolare il passato e il futuro, gli incubi ed i sogni, le domande e le risposte, il principio e la fine, costruendo un ponte di otto brani verso l’ascensione ad una dimensione più elevata di conoscenza, di comprensione, di sensibilità.
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