Rivelazione, è ciò che ci servirebbe oggi, ovvero scoprire tutto quello che si nasconde dietro le spiegazioni ragionevoli, le definizioni perfette o le politiche corrette, dietro tutto quello che influenza e determina le nostre scelte e quindi le nostre vite. Troveremmo lo sporco, certo; troveremmo un pericoloso mix di egoismo e di prepotenza, troveremmo tutti quei meccanismi che solamente grazie alla corruzione e alle collusioni riescono a funzionare, troveremmo creature in perenne competizione tra loro. Creature che tentano, costantemente, di accaparrarsi lo spazio altrui e di sfruttare il tempo altrui, per restare, il più possibile, a galla e godersi la luce del sole.
Un sole che le creature della notte, ruggenti di crude e di spigolose sonorità post-punk, di dissonanze metalliche e distorsioni rumoristiche, nonché di un fascino oscuro, alieno e decadente, nella scia delle antiche divinità del Caos, non hanno mai conosciuto. Un sole che quei figli e quelle figlie della notte, rintanate nel loro freddo, minaccioso e bellicoso Tartaro, hanno sempre odiato, consapevoli del fatto che esso non fosse un simbolo di pace e di speranza, bensì uno strumento col quale il mondo del giorno – ipocrita e falso – nutriva ed amplificava il proprio rancore e la propria pomposa retorica.
Meglio, allora, godere di questi suoni sotterranei, di queste chitarre che maciullano ogni fasulla ideologia e ogni loro politica da salotto, mostrandoci come, in realtà, quei finti democratici, quei nuovi padri e quelle nuove madri della patria sono gli stessi individui che stringono il cappio attorno al nostro collo, rubandoci il futuro, impedendoci di avere un lavoro stabile, di possedere una casa nostra, di avere un ruolo attivo e determinante nelle decisioni politiche, economiche e sociali. Tutto ciò dona a questo disco un alone anarchico ed eroico, un muro sonoro che, traendo forza dalle dinamiche affilate, punkeggianti, profonde e darkeggianti dei Gang Of Four, di Siouxsie Sioux e dei Joy Division, cade come una inarrestabile valanga sui nostri luoghi comuni, sui nostri inutili rimorsi, sui nostri colpevoli ritardi.
I Girls In Synthesis spuntano nel buio, ma non sono dei fiori, sono pugni nello stomaco e “The Rest Is Distraction”, con i suoi bassi ipnotici, le sue esplosioni soniche e le sue ritmiche velenose, è il loro modo per donare centralità all’esistenza di ciascuno di noi, perché ogni vita umana è importante, soprattutto quelle che, quotidianamente, sono minacciate e soffocate dai soprusi, dalle ingiustizie e dalla precarietà, cioè da tutte quelle condizioni di perenne stagnazione con le quali il potere costituito si rafforza sempre di più, anche sfruttando l’elargizione di piccole e temporanee dosi di felicità e di benessere. Bugie che, alla fine, non faranno altro che mettere le classi subalterne le une contro le altre, nella più classica e conosciuta strategia di controllo e di manipolazione ideata dagli esseri umani. Una strategia che colpisce il presente, cancella il passato e ci fa guardare, con sospetto, paura e diffidenza, al futuro, a qualsiasi futuro che non sia quello che ci elemosinano i nostri padroni-aguzzini.
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