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Il Parco Paranoico

The Spectacular Guitar Of Keith Levene

Mik Brigante Sanseverino Novembre 14, 2022 Parole Nessun commento su The Spectacular Guitar Of Keith Levene

The Clash.

Public Image Ltd.

Basterebbe citare solamente queste due band per riconoscere e comprendere quanto sia stata importante quella chitarra per la musica rock, quella chitarra che John Frusciante definì “spettacolare”. Keith Levene fondò i Clash, l’unica band che conta, assieme a Paul Simonon e Mick Jones, fu l’artefice del brano “What’s My Name”, ma poi, visto che tre chitarre erano troppe per una punk-rock band, tolse il disturbo e nel 1978 fondò, assieme a John Lydon, i Public Image Ltd. Altra band fondamentale, soprattutto per il movimento artistico e musicale post-punk e new wave, una band che avrebbe divagato, negli anni a venire, in territori musicali eterogenei, passando dal jazz sperimentale al reggae. 

Lo stile innovativo di Keith Levene, dunque, dopo aver contribuito a plasmare il sound primordiale dei Clash, quello più graffiante e punkeggiante, virò, successivamente, con i PiL, nei primi tre album ai quali il chitarrista inglese diede il suo contributo, verso una dimensione avanguardista e anti-rock, nella quale, ovviamente, John Lydon si sentiva a suo agio, liberando i suoi testi da quelle regole statiche, temporali e spaziali, che definivano la canzone rock classica, così da poterne utilizzare a proprio piacimento i singoli versi, conservandone comunque il senso intrinseco, come se essi fossero linee verbali e vocali del tutto autonome ed indipendenti tra loro e tali da richiamare quell’energia, quell’audacia e quell’irruenza che era stata dei Sex Pistols.

“Religion” era il primo vagito sonoro della liberazione. Con i Pil, infatti, c’era uno spazio più ampio a loro disposizione. Nonostante, inizialmente, esso fosse coperto, soprattutto, dai resti e dalle macerie del recente passato, esso ti offriva la possibilità concreta di fare ciò che volevi, non c’erano più le interferenze continue di Malcolm McLaren, non c’erano più le scorie di rapporti umani ormai tossici. Era come avere una propria personale oasi di temi, di rabbia, di velocità, di melodia, di punk, nella quale potevi divertirti e impegnarti a sperimentare, senza il peso di dover, necessariamente, apparire e suonare al mondo esterno in un certo modo, solamente perché era quello che si aspettava e che bramava da te la gente che si ostinava a vivere nella sua ristretta sfera tematica e commerciale.

Grazie, inoltre, ad un’apertura mentale assoluta e svincolata da compromessi sociali, vincoli mediatici e imposizioni estetiche, i PiL minimalisti e rumoristi di “First Issue” o quelli alieni e sotterranei di “Metal Box” o ancora quelli cupi e malinconici di “Flowers Of Romance”, aprirono i propri orizzonti sonori ed umani all’altro, all’estraneo, al diverso, al differente, alle contaminazioni con la musica funk, con la disco-music, con la musica rumoristica d’avanguardia, con i suoni afro e con il dub, fornendo così una risposta, interessante e geniale, a quella bugia visuale e musicale che era stata la grande truffa del rock’n’roll. Una risposta che la chitarra di Keith Levene seppe interpretare in maniera multiforme e poliedrica, accentuando, di volta in volta, le vivide irregolarità ritmiche dei testi, le trame introspettive e profonde dei bassi o le tonalità più o meno eteree, più o meno materiali, più o meno decadenti, elettriche o romantiche dei singoli brani.   

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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