Dove sarà mai il regno dell’estasi col quale i Dream Unending chiudono il loro “Songs Of Salvation”? E soprattutto chi ci aspetterà, una volta che ne avremo varcato i confini? Il suono della nostalgia? Quello del dolore? Quello della speranza? O solamente un vuoto senza alcun appiglio? Quel vuoto che la band americana tenta di colmare con le sue armonie malinconiche, con le sue chitarre distorte, con le sue sonorità profonde e avvolgenti che mescolano black e doom metal, ma con uno sguardo persistente rivolto verso quelle che sono trame ed atmosfere del rock gotico e oscuro.
Il futuro appare in pericolo, ombre sinistre incombono sui giorni a venire, la loro voce è quella travagliata e gutturale tipica del death metal, mentre, nel frattempo, le nostre emozioni umane tentano di abbracciare quelli che sono i passaggi più lineari e melodici dei brani, esaltandone l’epicità, l’eroismo e la passionalità. Uno scontro tra forze contrastanti che crea momenti indecifrabili e dissonanti ed altri che, invece, assumono la consistenza di orizzonti sperimentali, ascetici e mozzafiato, ma entrambi contribuiscono a tracciare una nuova ed interessante strada per l’heavy-metal contemporaneo, in una dimensione sonora seminale ed inesplorata che arriva a toccare persino territori di matrice ambient e new-age. Intanto, sotto un cielo plumbeo, creature eteree combattono tra loro, tentando di assumerne il controllo e stabilire, di conseguenza, se le sue opprimenti e cupe nubi debbano continuare oppure no ad impedire alla luce del sole di ritornare a brillare su una terra, la nostra terra, che appare sempre più gelida, insensibile, indifferente, solitaria, estranea e malata.
Questa dimensione bellicosa contribuisce, comunque, a dare una forte dose di drammaticità e di dinamicità all’album, che non resta immobile nelle compiacenti e brutali lande del metallo più torbido e assordante, ma tenta di dare voce ai pensieri più fragili, ai sussurri più intimi, alle divagazioni spirituali dei synth, alle derive strumentali e cardiache di matrice progressive-rock, a quei mondi sonori enigmatici che assumono la sembianze romantiche di una vecchia foto, di un ricordo, di un evento significativo, di una forza misteriosa ed essenziale che, per quanto il mondo sembri essere sull’orlo del precipizio, ci spronano a non arrenderci e a continuare a cercare la salvezza nella musica, nell’arte, nello studio, nell’immaginazione, nella fantasia, nella scoperta, in qualsiasi cosa possa fornire un risultato giusto, veritiero ed appagante.
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