I capitoli, alla fine di questo viaggio musicale intimo e allo stesso tempo collettivo, saranno in tutto sei. Recentemente è stato pubblicato il quarto della serie di queste “Post Piano Session”, suite strumentali nelle quali Boosta mette a disposizione di ciascuno di noi la colonna sonora ideale con cui accompagnare i propri pensieri, tentando di interpretare e di trarre insegnamento da quelle che sono le proprie esperienze quotidiane, quelle che, spesso, ci mettono alla prova.
E in questo flusso di percezioni, di sensazioni, di immagini, di fatti e di eventi, ritroveremo noi stessi, la nostra autenticità, la nostra essenza più profonda e veritiera, lontana anni luce da quegli schemi ideologici che trasformano ogni nostra emozione in un oggetto materiale; oggetti per i quali ci affanniamo e sprechiamo il nostro tempo e le nostre migliori energie, trascurando, tra l’altro, i nostri affetti più cari e le nostre passioni, affinché qualcuno, posto alla sommità della piramide economica e finanziaria che governa il globo terracqueo, possa, alla fine del ciclo produttivo e consumistico, arricchirsi sempre di più.
Queste sessioni tentano, invece, di riempire il solco scavato nelle nostre anime inquiete e lo fanno attraverso le loro divagazioni eterogenee, attraverso le armonie prodotte dal pianoforte, attraverso le loro trame elettroniche e cinematiche, attraverso un amorevole e liberatorio orizzonte la cui attitudine è, contemporaneamente, sia di matrice classica, sia intrisa di epico progressive-rock. C’è il passato, dunque, ma c’è anche il presente di un artista che, oggi, tenta di rielaborare i propri codici espressivi e di percorrere una strada completamente nuova, senza timore di rimettersi in discussione, di mostrare la propria individualità, liberandola da qualsiasi compromesso radiofonico o commerciale, e proponendo una serie di composizioni sonore che vanno metabolizzate, assaporate, percepite nella loro profondità, senza alcuna frenesia, senza che obblighi o impegni esterni influenzino le nostre vite, decretando quanto tempo possiamo dedicare a noi stessi e a tutto ciò che ci sta a cuore.
In tal senso è una sfida ad un mondo che obbliga le persone ad essere degli automi, a rispondere solo a determinati stimoli, a conquistare, attraverso una estenuante competizione, nuove posizioni nella scala sociale. Queste sessioni, invece, guardano al “dopo”, a quel senso di vuoto che ci resta dentro e ci offrono uno strumento col quale riprendere il controllo delle nostre esistenze, rendendole più disinteressate, meno arrabbiate, più corsare nel cercare ciò di cui abbiamo davvero bisogno: uno spazio eretico nel quale esprimere la nostra personale poesia, sincronizzando le nostre idee, i nostri sogni, le nostre necessità e rendendole qualcosa di comune, condiviso, aperto, contaminato, rivolto ad un futuro che, solo in questo modo, può essere migliore.
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