Anti-Flag, ovvero come smascherare, musicalmente, le innumerevoli menzogne e fobie sulle quali si basa il nostro sistema politico, sociale ed economico, un sistema che, sempre più spesso, consente ad una minoranza elitaria di arricchirsi a spese della collettività. Un po’ come avviene con le guerre del resto, con tutte le guerre, compreso anche il conflitto che vede impegnati Ucraini e Russi. Chi, pensate, si stia arricchendo a spese dei più deboli e dei più indifesi, di tutti coloro che patiscono la fame e il freddo, oltre che i bombardamenti e i missili che mettono, continuamente, a rischio la loro vita? Non siamo certamente noi a produrre armi, a vendere armi, a spostare armi da un luogo all’altro.
Gli imperialismi sono il vero cancro che attanaglia questo mondo, un mondo che vede contrapposti tra loro diversi imperialismi politici, economici e perfino religiosi dei quali l’imperialismo americano, quello cinese e quello russo sono solamente l’apice, ma tante altre nazioni, tanti altri organismi, tante altre lobby di potere, tentano, nel frattempo, di costruire i propri bacini di influenza, di controllo, di sfruttamento e di ostilità, mettendo, di conseguenza, a serio rischio il futuro dell’umanità e del pianeta. La Terra, infatti, è sempre più malata, sempre più inquinata, sempre più sanguinante.
E pensare che basterebbe solo un po’ di consapevolezza per costruire una società migliore, una società più giusta, più inclusiva, più solidale, più rispettosa degli equilibri naturali, una società pacifica che si preoccupasse di garantire diritti come l’assistenza sanitaria universale, piuttosto che perseguire, costantemente, quelli che sono solamente obiettivi di potere – politici, militari, finanziari, industriali o economici – che renderanno sempre più insicure e infelici le nostre condizioni di vita. La band di Pittsburgh, però, non è sola nell’affrontare questo suo tredicesimo viaggio infuocato, veemente e punkeggiante: il loro filo si intreccia a quello di band leggendarie come i Rise Against, i Die Toten Hosen, i Minor Threat o gli intramontabili e seminali Bad Religion, costruendo così quella che è una vera e propria chiamata alternativa alle armi e all’attivismo. Una chiamata a base di musica veloce ed arrabbiata, di melodie ed invettive capaci di entrarti dentro e di spingerti a saltare, a ballare, a cercare un contatto fisico e mentale con il prossimo che non è più il nemico, il diverso, il mostro, lo sconosciuto o il colpevole da combattere ed eliminare, ma diventa un alleato prezioso con il quale affrontare quella che una difficile e comune battaglia contro le bugie, contro i segreti, contro gli oscuri piani di conquista che rendono sempre più cupi e precari i nostri giorni futuri. Intanto i bassi diventano più profondi, le ritmiche svoltano verso un hardcore-punk accattivante ed energetico, accorpando, al suo interno, passaggi sonori che ricordano il folk irlandese e il pub-rock, rendendo questo disco un lavoro che è anche leggero e divertente, perché gli anti-Flag sanno benissimo che non esisterà mai la resistenza senza speranza e che quest’ultima va coltivata, alimentata e sostenuta mantenendo il nostro spirito sollevato.
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