“A Hairdryer”. “Thin Thing”. “The Opposite”. “You Will Never Work In Television Again”. “Open The Floodgates”.
Il rock elettronico degli Smile ha invaso, alla fine, anche gli studi di KEXP ed, infatti, recentemente, è stata pubblicata, su YouTube, la relativa session di circa 25 minuti, nella quale la band inglese ha dato libero sfogo – nei cinque brani proposti – alle proprie trame ambient e sperimentali, rammentandoci, semmai ne avessimo ancora bisogno, perché il loro album è comparso nelle classifiche dei migliori dischi del 2022 di così tante riviste e webzine musicali.
L’amore echeggia ovunque nella dimensione eterea e sfuggente degli Smile, con la consapevolezza, però, che, spesso, i suoi sussurri, i suoi riflessi, le sue verità diventano subdole ed ingannevoli, spingendoci verso quella che è la direzione sbagliata, la direzione fatale che ci consuma e ci confonde, intorbidendo il nostro futuro, avvelenando il nostro passato e costringendoci a vivere un presente estraniante ed alieno.
Un presente nel quale le loro chitarre, elettriche ed acustiche, le vibrazioni dei loro synth e quel continuo intrecciarsi di pulsazioni analogiche e digitali, ci rende, pericolosamente, ma piacevolmente insensibili e lontani da tutte le follie, le ansie e le fobie che invadono, con il loro opprimente frastuono, il nostro sempre più piccolo ed incasinato pianeta. Un frastuono che gli Smile rileggono attraverso divagazioni elettro-jazz, ritmiche afro-beat, selvagge irruzioni no-wave che hanno il sapore degli affascinanti ricordi della nostra giovinezza, ma, allo stesso tempo, riescono, con una sorprendente naturalezza, a leggerci dentro, ad andare oltre ogni sguardo, ogni vergogna, ogni sudario di plastica, gomma o metallo, ogni increspatura spazio-temporale, riportando a galla la parte migliore, più pura e disinteressata, più libera e solidale, delle nostre passioni.
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