Split crudo e tagliente quello tra gli italiani Norse e gli americani Abandoncy nel quale le sonorità intrise di noise-rock perfido, minaccioso, viscerale e punkeggiante dei primi si incontrano/scontrano con le sonorità post-hardcore distorte, veementi, inquiete e martellanti dei secondi.
I testi subiscono, per entrambe le band, la contaminazione virale di un mondo che è sempre più affannato, vacillante, sconvolto, nauseato e malato di violenza, rancore ed ingiustizia; testi che trasmettono, di conseguenza, agli ascoltatori, tutta l’insofferenza del pianeta nei confronti degli esseri umani che lo infestano, lo inquinano, lo avvelenano, lo sfruttano, lo violentano, ne alterano, in maniera pericolosa e preoccupante, gli equilibri invisibili, causando quelle catastrofi che provocano solamente altra sofferenza, altro dolore, altra distruzione, altra morte.
Eventi oscuri che si trasformano in ritmiche abrasive e ossessive, in passaggi di selvaggia e vibrante urgenza, ma anche in momenti nei quali le trame più sperimentali, ipnotiche, riflessive e darkeggianti prendono il sopravvento, mostrandoci un cielo che si fa sempre più nero, un cielo nel quale riversiamo tutte le nostre frustrazioni, le nostre ansie, le nostre fobie, nonché il nostro inutile, maniacale ed egoistico materialismo tecnologico, annichilendo, per seguire una felicità inesistente, virtuale e superficiale, tutto ciò che ancora di puro, di sincero e di veritiero esiste nel profondo delle nostre coscienze e diventando, noi stessi, i complici, i cani da guardia, i servi sciocchi di un sistema di potere che ci manipola per rubarci il tempo, i sentimenti, i sogni, le migliori energie.
Come ci sentiamo dopo aver ascoltato i quattro brani di questo split? Più vuoti, più isolati, più estranei, più abbandonati, ma anche profondamente incazzati.
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