Dal tramonto all’alba, The Devils continueranno a suonare per ore il loro rock ‘n’ roll brutale, rumoroso, viscerale e martellante, mutuando elementi dal punk, dal garage e dal rock più acido, nevrotico e lisergico, mentre le trasognanti trame chitarristiche e il drumming incisivo e selvaggio ci condurranno in una dimensione eccitante e fantastica, quella del live, una dimensione nella quale le nostre percezioni si ampliano, i suoni si dilatano, le energie psichedeliche assumono una vera e propria consistenza fisica e ci spingono ad agitarci, a scuoterci, a saltare, a ballare, a cercare un contatto umano, a liberare tutte quelle emozioni che, solitamente, reprimiamo e nascondiamo nel piccolo, ostile e paranoico inferno che ci portiamo dentro.
“Live At Maximum Festival”, con le sue distorsioni, i suoi quattordici brani dall’anima magmatica e blueseggiante, le sue spine velenose, le sue improvvise e lascive carezze, i suoi passaggi più foschi e contorti che si alternano ad altri che, invece, sono più limpidi e lineari, è l’esorcismo emotivo che ci svincola da tutti i tristi psicopatici che intorbidiscono, ammorbano ed incattiviscono le nostre giornate, insinuandosi, col loro carico di giudizi, di paure e di superficialità, nel flusso di sentimenti ed idee che è alla base della nostra felicità.
Ma è giunto, finalmente, il fatidico momento nel quale dobbiamo sbarazzarci di tutti quei figli di puttana che vengono dall’inferno – siano essi vampiri, zombi, colletti bianchi, uomini in nero, burocrati, giudici, amici degli amici, politicanti o loschi affaristi – riprendendoci il controllo delle nostre vite, dei nostri spazi e soprattutto del nostro tempo. Ecco, allora, che lo show della band napoletana, con tutto il suo immaginario di irriverenza, erotismo ed ironia, si trasforma in un rito di purificazione sonoro collettivo nel quale possiamo e dobbiamo prendere coscienza del fatto che le nostre esistenze, sempre più spesso, sono piene di azioni, di schemi e di comportamenti che non servono assolutamente a nulla.
Ci dicono continuamente che questo è il modo corretto, ma quando mai loro sono stati corretti con noi?
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