Le stratificazioni sonore degli Hammock hanno un influsso positivo sui nostri sensi, suscitando atmosfere nelle quali ogni più piccolo dettaglio delle nostre vite viene amplificato, le nostre stesse percezioni appaiono più ampie, più profonde, più veritiere, riuscendo a colmare quel vuoto desolante che, sempre più spesso, minaccia la nostra realtà, obbligandoci – in parte per necessità, in parte per convenienza – ad abbracciare un modello relazionale sciocco, materialista, superficiale ed assolutamente artificiale.
Le trame ambientali di “Love In The Void”, le chitarre cosmiche, le ritmiche introspettive, la policromia dei suoni, sono gli strumenti con i quali gli Hammock costruiscono il proprio background musicale ed espressivo, riuscendo – anche in questo nuovo album – a non ripercorrere i medesimi sentieri sonori già esplorati in precedenza, ma portando gli ascoltatori, senza destabilizzarli o impaurirli, verso un percorso meditativo inesplorato che mira ad una maggiore consapevolezza di sé stessi, dei propri simili, dei propri legami sociali, del mondo che ci ospita, facendo sì che i paesaggi fisici e geografici esterni si sovrappongano, con naturalezza, a quelli che vivono dentro ciascuno di noi.
Paesaggi intimi che possono anche accompagnare incubi terribili, ma anche in tal caso queste riflessioni negative, anzi soprattutto queste riflessioni negative, ci aiutano a ritrovare la nitidezza dei nostri pensieri, svincolandoli dagli obblighi temporali che influenzano e limitano le nostre scelte quotidiane. “Undoing” è il tempo che si scioglie e scivola via, “Release” è il momento del sollievo, cosi che “Gods Becoming Memories” possa condurre nuovi stimoli, nuove vibrazioni e anche nuove distorsioni nella nostra vita, la quale non è affatto terminata, ma, come ci mostra la conclusiva “The End Is The Beginning”, è entrata, finalmente, in una fase di più chiara, liberatoria ed evidente consapevolezza, coraggio e determinazione.
L’approccio digitale, la rete delle informazioni, le elettroniche di consumo, la spirale tecnologica, non sono un errore o un torto che stiamo facendo a noi stessi, alla natura e alle leggi misteriose dell’universo; dipende, semplicemente, dall’uso che ne facciamo. Il duo americano, con le sue trame ambient, la sua elettronica eterea, le sue accelerazioni post-rock, ci mostra, infatti, come completare la nostra ricerca interiore, come accrescere le nostre conoscenze, come assecondare la nostra creatività e la nostra fantasia, senza trasformarci in automi imprigionati in meccanismi che si fanno sempre più invasivi, aridi e penetranti, nonché rancorosi, violenti ed ostili verso tutto ciò che non è conforme al disegno o allo scopo o al progetto che un potere, senza scrupoli e senza nessuna umanità, ha stabilito, per opportunismo, essere quelli giusti, quelli corretti, quelli buoni, gli unici ammissibili.
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