I Vintage Crop, band australiana, dalle sonorità crude, sarcastiche e taglienti, d’indole garage-rock e punkeggiante, guardano lontano, oltre le dinamiche sociali, i competitivi conflitti e le paludi virtuali nelle quali restano invischiate le nostre piccole ed oppresse esistenze. Quante volte, infatti, ci troviamo impegnati a eseguire compiti che non condividiamo e che sappiamo, purtroppo, essere ingiusti o sbagliati? Subiamo in maniera consapevole e, spesso, lo facciamo per avere qualcosa in cambio: la sensazione di avere un futuro stabile, pacifico e sicuro. Ma è tutto vero oppure ci stanno solamente ingannando, sfruttando e manipolando, mentre, intanto, chiudiamo gli occhi sulle loro guerre, sulle loro politiche neo-capitaliste, sui loro sistemi di produzione e di consumo che non fanno che rendere questo mondo più precario, più cattivo, più inquinato, più violento, più arrabbiato?
Siamo su un baratro, basta un altro piccolo passo per sprofondare nell’abisso, nel vuoto e nell’inconsistenza, ma c’è qualcosa che ci trattiene e che si sprona a non lasciarci ammaliare dalla loro società perfetta, dai loro modelli estetici eterni ed intaccabili, dalle loro politiche economiche e sociali che utilizzano, ad arte, le nostre fragilità, le nostre paure e le nostre debolezze per nasconderci la verità, obbligarci a vivere nella menzogna di esser parte di un sistema che ci dicono essere democratico, libero, giusto ed amorevole. Ma non siamo tutti uguali, non abbiamo tutti le medesime possibilità, “Kibitzer” tira via il velo di ipocrisia per mostrarci tutte le nostre colpe, le nostre mancanze, i nostri errori e soprattutto come essi, apparentemente innocui, si trasformino, invece, altrove, in catene, in prigioni, in violenze atroci, in missili, in bombe, in orari di lavoro bestiali, in malattie, in carestie, in povertà.
Il movimento punk-rock australiano, oggi, è credibile, oltre che per il suo livello musicale, per la sua voglia di mostrare la realtà dei fatti e di non nascondersi dietro slogan politici, dando ai propri testi una connotazione combattiva e battagliera che riporta, ovviamente, nonostante siano passati più di quarant’anni, alla purezza primordiale del punk. Un punk, quello dei Vintage Crop, che non si rifugia nella sterile rabbia nichilista, ma che si apre al mondo, anzi a tutti i diversi mondi che convivono su questo nostro pianeta, nella consapevolezza che è assurdo pensare che ci sia un solo mondo corretto, il nostro, iper-tecnologico, neo-liberista e occidentale, e tutti gli altri siano cattivi. I Vintage Crop ci spingono a essere più attenti, più informati, più critici nei confronti di quelli che ci dicono che va tutto bene e che dobbiamo fidarci dei nostri governi. Ma voi lo fate davvero?
Comments are closed.