“Time // Wounds” è un album puro ed incosciente, un lavoro che si lascia catturare ed ispirare dai numi tutelari del progressive rock e irrompe, nel nostro cupo, tempestoso e torbido presente, con un carico di spensieratezza, di positività e di luminosità, verso le quali ci sentiamo spiazzati, incapaci, estranei.
“Aja-Minor” tenta di farci riacquisire una certa familiarità con quegli stati emotivi più propositivi e confortanti che dovrebbero fare parte della nostra umanità più autentica e veritiera, rimettendo al centro delle nostre vite quel prezioso ed inestimabile tempo che contiene, senza alcun dubbio, tutte le nostre delusioni, tutte le nostre ferite e tutte le nostre sofferenze, ma che, contemporaneamente, è anche in grado di guarirci, di migliorarci e di farci diventare più forti e resistenti.
“(Don’t) Wait Until Tomorrow” si affida, invece, ad una chitarra acustica e penetra dentro nella dimensione più intima e personale attraverso le minuscole crepe della nostra quotidianità, mentre “Burn Away The Years”, con una sezione ritmica più energica, ci sprona a non prenderci troppo sul serio e non essere troppo pedanti. “Only Yesterday” alterna passaggi più riflessivi, ad altri che, invece, sono più rapidi ed irruenti, lasciando all’ultimo brano del disco, “Until We Meet Again, Pt. I-IV”, il compito di concludere, con riff ed assoli più intensi, questo viaggio sonoro che mescola il passato e il presente, lo stoner rock e il prog-rock, il tempo ed il dolore, le ferite ancora aperte e le vecchie cicatrici, l’oscurità e la beatitudine, atmosfere che richiamano i Black Sabbath ad altre che si ricollegano direttamente all’epopea grunge, mentre continua, imperterrito, a scavare in profondità, laddove siamo più veri, ma anche più fragili ed indifesi.
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