Lo stoner rock dei Siberian Tusk si getta nelle profondità fredde ed oscure del mare artico, senza perdere mai il proprio orientamento, perché è consapevole del fatto di dover ritornare in superficie nella terra promessa del rock ‘n’ roll, sotto il sole torrido, ardente e feroce del desert-rock, nelle segrete dimore del blues, tenendo, però, il proprio sguardo costantemente rivolto verso a quello che sono stati gli eroi del grunge.
C’è, infatti, una trama invisibile che prescinde dallo spazio e dal tempo, una trama che non conosce né fine, né disfatta, né resa, né timore ed unisce tra loro quelli che, oggi, non sono più solamente dei nomi, ma rappresentano soprattutto delle idee e dei concetti, delle storie e degli eventi, dei sentimenti e delle prospettive che, a loro volta, riflettono e testimoniano la vera ed indomabile essenza di quelle forze cosmiche e misteriose che prescindono i corpi e la materia e che, appunto, si concentrano, qui sul nostro contraddittorio pianeta, in entità leggendarie quali i Kyuss, i Black Sabbath o gli Audioslave.
La band norvegese si muove, dunque, in questa dimensione mistica, distorsioni, riverberi e vibrato sono un’invocazione ai numi tutelari più selvaggi, rumorosi e brutali del rock, mentre le loro melodie più crepuscolari echeggiano dentro di noi ed assumono la forma delle nostre fantasie inconfessate, delle paure che ci tormentano, delle angosce che ci dilaniano, di tutti quei vizi che continuiamo ad amare e maledire, di un vecchio vinile degli Alice In Chains che continua, imperterrito, a girare sul piatto dei nostri ricordi, delle nostre paranoie, delle nostre confessioni, dei nostri errori, dei nostri momenti di dannazione oppure di redenzione.
“Reapers By Trade” è ispirato da groove che suonano in maniera familiara e consapevole della loro gloriosa storia passata; una storia che, per quanto sia stata ampiamente sviscerata e narrata, può donarci ancora nuove mitologie, nuovi altari, nuovi templi, nuove esperienze, nuovi viaggi, nuovi eroi, in un alternarsi di riff fulminanti, di tormenti individuali e collettivi, di ritornelli, di assoli, di divagazioni sperimentali, di passione, di sudore, di passaggi più o meno psichedelici, più o meno astrali o metallici che debbono, però, essere intuiti, scoperti, assaporati e condivisi. È questo ciò che i Siberian Tusk cercano, è un percorso appena iniziato, ma sanno di dover essere tenaci in questa loro ricerca, senza mai perdere di vista quella che è la stella polare della coerenza l’unica che può portarli alla verità, alla meraviglia, all’innovazione.
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