“Everybody Shatter” ci accompagna per le strade di Atlanta, tra asfalto e cemento, spronandoci a guardare tutte le atrocità che sono state commesse contro la comunità afro-americana, per poi ritrovarci, all’improvviso, in una città sventrata e senza nome, in un apocalittico incubo hip-hop, dal quale, in “Irreversible Damage”, ci risveglia la voce incisiva e coinvolgente di “Zack De La Rocha”, perché il pericolo è imminente, il pericolo è reale, il pericolo è presente, il pericolo è celato in ogni sussurro, in ogni respiro, in ogni passo.
“Shook”, intanto, attraverso le sue svariate collaborazioni, amplia i propri orizzonti sonori e, allo stesso tempo, permette a quelle che sono diverse voci della protesta contro il sistema di potere economico, sociale e politico dominante, di esprimere il proprio pensiero e di dare il proprio contributo a quella lotta che è, sempre più, globale. Ed intanto le sonorità eterogenee degli Algiers, capaci di divagare tra hip-hop e post-punk, inglobando nel proprio grembo elementi soul, industriali, sperimentali ed elettronici, diventano uno strumento di diffusione e di partecipazione, accattivante e suggestivo, a questa poesia urbana, a questa poesia civile, a questa poesia umana, a questa poesia che, attraverso gli innumerevoli riferimenti, episodi, eventi, frammenti e campionamenti utilizzati, ci esorta a seguire la strada della resistenza contro tutti i fascismi che, aggrappandosi alle paure ancestrali delle persone, fanno passare per sicurezza quello che, in realtà, è un mondo ingiusto, cattivo, arrabbiato, sfruttato e sempre più isolato e chiuso in sé stesso.
Tutto ciò da vita ad un disco aspro, crudo e spigoloso, nel quale, tra i suoi diversi strati sonori, convivono, con naturalezza, la sua anima digitale e la sua anima analogica, nonché la sua essenza più industriale e metropolitana e quella che, invece, vaga tra i campi del Sud dell’America, laddove, spesso, sangue e lacrime si trasformavano in musica. Una musica che gli Algiers, mescolando riflessioni intime, visioni mistiche, messaggi politici, visioni distropiche, ma anche il desiderio di poter essere nuovamente felici e spensierati e dimenticare ogni ansia e ogni dolore, ballando, magari, per ore, nel dance-floor, rendono attuale e caricano di quelle che sono le nostre aspettative di una società nella quale non siano più il tuo aspetto fisico, il colore della tua pelle, il nome del tuo Dio, le tue idee o la tua lingua a determinare se oggi tu debba vivere oppure morire colpito da una mannaia, da una lama, dal proiettile d’un cecchino, da una bomba artigianale, da un missile, da un drone o da un poliziotto razzista.
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