Il garage-rock degli Yonic South, con la sua frizzante genuinità, con le sue dolci e veritiere divagazioni al gusto di caramello, di biscotto e di cioccolato al latte, diventa qualcosa di assolutamente spiazzante in un contesto sociale globale che è sempre più focalizzato sulla conformità rispetto a modelli estetici e formali precostituiti e ritenuti vincenti, piuttosto che su quei contenuti che sono, sempre più spesso, considerati inutili e fastidiosi.
E mentre “All The Small Twix” chiude, con sferzante ironia, un EP che scuote gli ascoltatori con i suoi riff energici, con le sue trame punkeggianti e con le sue continue divagazioni lisergiche in una dimensione fantastica, caleidoscopica e psichedelica, il sistema politico continua a sfornare le sue verità artefatte, a confonderci con paure immotivate ed irrazionali, a spingerci verso la convinzione che solamente l’isolamento, le barriere fisiche, i divieti e le norme restrittive e liberticide potranno, alla fine, metterci al sicuro dai nemici esterni, ovvero da tutti coloro che non condividono la nostra rassicurante e claustrofobica bolla virtuale.
I sei brani di “Devo Challenge Cup”, invece, ne sgretolano le sottili pareti, trasportandoci, tutti, in un mondo acido e bizzarro nel quale non siamo più costretti ad accettare concetti esclusivamente binari: o sei uno zero o sei un uno, o sei buono o sei cattivo, o sei interessante e alla moda oppure sei parte di qualcosa che è superato e che deve essere, necessariamente, eliminato, rimosso, cancellato, dimenticato.
Gli Yonic South rifiutano queste subdole politiche dell’usa e getta e si aggrappano alle proprie chiassose ossessioni pop, trasformandole in dosi di liberatorio, irriverente e spensierato rumore che ci esortano a guardarci dentro e a guardare oltre la nostra microscopica quotidianità, per scoprire che, in fondo, non siamo poi così diversi l’uno dall’altro: potremmo scoprire, infatti, di avere le stesse necessità, i medesimi sogni, magari una irrefrenabile attrazione per le musicassette, per le macchine a gettoni, per il noise-rock americano degli anni Ottanta, per la potente chitarra di Glenn Branca e, ovviamente, per quelle dannate barrette di cioccolato.
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