Tee Vee Repairmann, alias Ishka Edmeades, riesce a trasformare la fluidità, spesso priva di contenuti ed ideali, dei tempi moderni, in una accattivante, energica ed esplosiva miscela, ribollente di power-pop, garage-rock e punk; qualcosa che non troverai mai in TV, né stasera, né mai, qualcosa che non cancellerà, purtroppo, né il senso d’oppressione, né l’ansia, né tutti i brutti periodi che hai accumulato, ma che riuscirà, almeno, a trasformarli in un liberatorio e necessario momento di distrazione, di evasione e di riconciliazione con te stesso, con il prossimo, con il mondo intero.
Quasi 25 minuti, dunque, che ci allontaneranno dalle nostre claustrofobiche e sciatte esistenze-fotocopia, dalle nostre frustranti e vane attese e soprattutto dalla opprimente sensazione di trovarsi, continuamente, sotto assedio, per riportare tutte le nostre percezioni e le nostre emozioni ad uno stato più naturale, più veritiero, più primordiale, più puro che è quello dei ritornelli abrasivi seminati nel disco, quello delle trame ed atmosfere new-wave, delle chitarre distorte, dei riverberi e delle contaminazioni elettroniche, di tutto ciò che ci sprona a vedere nel tempo – nel tempo che è solamente nostro – non qualcosa che scade, che impedisce, che limita, che uccide, bensì una preziosa e perennemente a nostra unica disposizione risorsa, una risorsa con la quale possiamo sempre creare qualcosa di nuovo o riparare qualcosa che si era guastato, guardando al futuro o alle sonorità di un glorioso ed irrecuperabile passato, ma rimanendo, ferocemente, attaccati a questo presente.
Perché per quanto esso possa essere eccessivamente noioso, pericolosamente ostile, brutalmente violento ed ipocritamente ingiusto, resta, comunque, l’unica epoca sulla quale abbiamo la possibilità concreta di sintonizzare le antenne delle nostre TV mentali e magari, una volta che riusciremo a sottrarre, ai piccoli e grandi despoti del globo, il telecomando del controllo, potremo tentare di cambiare canale e ritrovare, al di là delle melodiose e romantiche influenze che profumano di anni Sessanta, di rivendicazioni civili e di rivolte di classe, lo spazio nel quale poter esprimere le proprie idee, i propri sentimenti, il proprio viscerale e irrefrenabile spirito punk.
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