L’energia e la tensione della band newyorkese esplodono in un rumorismo micidiale, ipnotico, elettrico, drammatico e punkeggiante, che attira a sé, come in una danza mistica e sensuale, i corpi e le menti degli ascoltatori, spronandoli a mettere da parte ogni compromesso ipocrita, ogni atteggiamento buonista, ogni falsa forma di cordialità e ogni principio etico, politicamente corretto, per seguire quella che è la vera natura dell’umanità: selvaggia, sessuale e peccaminosa.
“Dogsbody” è un tumulto di emozioni vivide che spazzano via ogni forma di grigiore, permettendoci di recuperare tutto lo spazio e tutto il tempo che la recente pandemia – complice una classe politica puritana, frustrata e bigotta – ci ha sottratto, imprigionandoci in una narrazione morbosa, estraniante e vigliacca della realtà. Ma se rinunciamo a quelle che sono le forze emotive che si agitano, incuranti di tutti i precetti e i divieti filosofici, giuridici, politici o religiosi, da sempre, dentro di noi, allora è meglio farla finita e consegnare tutto ciò che siamo, tutto ciò che è umana creatività, fantasia, passionalità, ingegnosità ed imprevedibilità all’oblio, piuttosto che finire imprigionati in un mondo asettico, anonimo e prevedibile, apparentemente perfetto, ma in realtà diviso in innumerevoli compartimenti stagni virtuali nei quali uomini e donne osservano, sui loro schermi assuefacenti e luminescenti, la vita artificiale di qualcun altro.
I Model/Actriz danno, invece, vigore alla propria festa sonora, inglobando tutta la rabbia, tutto l’amore e tutta la follia di cui siamo capaci, nonché tutti i miti e gli eroi della cultura pop-rock, trasformandoli, a seconda dei casi e delle necessità, nei santi dai quali prendere ispirazione oppure nei demoni contro i quali riversare tutto il proprio disprezzo e il proprio orrore, mentre un intreccio musicale di ritmiche viscerali ed industriali, di trame di basso penetranti, profonde e pulsanti e di scarne e taglienti melodie post-punk, costruisce la preghiera da far urlare alle nostre anime inquiete ed oppresse.
Anime che chiedono solamente di essere, finalmente, libere da ogni forma di giudizio, di condanna, di approvazione o di perdono e di poter vivere senza l’obbligo di indossare maschere, seguendo quello che è il proprio peculiare linguaggio espressivo: elettronico, sferzante, incisivo, noise-rock, disturbante, amorevole, dolente ed affascinante.
Dd
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