Algie vola, sulle menti e sui cuori delle persone presenti in sala, per rammentare loro l’arroganza del Male di quel governo-ombra sovranazionale che sfrutta le paure insite negli esseri umani per imporre le proprie politiche di controllo, di sfruttamento e di manipolazione, violente e brutali, sull’intero pianeta, mentre il sistema mediatico occidentale continua a fabbricare ad arte e a distribuire le proprie patenti di giustizia, di buon senso e di legalità, tentando, di conseguenza, di ridurre al silenzio tutti coloro che vorrebbero, semplicemente, sollevare il velo di falsità e di ipocrisia che accompagna quella che è solamente una versione parziale, corrotta e incompleta della verità, una verità che, molto spesso, è semplicemente quella che piace ai governi di Washington.
E così coloro, come Roger Waters, che osano criticare le politiche discriminatorie perseguite dal governo israeliano contro il popolo palestinese, denunciando quello che è un vero e proprio stato di apartheid, vengono additati come noti e conosciuti anti-semiti, fingendo di non riconoscere quella che, in altri momenti storici e ad altre latitudini, avremmo definito come pulizia etnica. Certo, è più semplice alimentare l’odio, come ha fatto, recentemente, la “parolaia” Polly o aggrapparsi, come ha fatto il consiglio comunale della città di Francoforte, a ricostruzioni avvelenate dei fatti, ricordando solamente la stella di David rappresentata sul dorso del nostro maiale volante, ma fingendo di non vedere la presenza di altri simboli: una croce, una mezzaluna, una falce, un martello, un dollaro o i loghi della Shell Oil, della Mercedes o di Mc Donald’s.
Protestare, pacificamente, tramite la propria musica, contro quelle che sono politiche interne ed esterne razziste è ancora possibile in questo mondo di verità globalizzate? Non accettare, supinamente, le politiche espansioniste perseguite dagli Stati Uniti d’America e l’utilizzo, sistematico, che i suoi governi hanno, spesso, fatto della guerra per procura è ancora lecito? Questo non è solamente uno show nel quale ascoltare qualche vecchia canzone dei Pink Floyd e farsi prendere dalla dolce nostalgia dei tempi andati, ma è, invece, un’analisi politica lucida e determinata del nostro drammatico presente, cercando di ricordarci i diritti che sono negati, i poveri Cristi che vengono criminalizzati, mentre le pistole continuano a sparare, le vite non sono considerate tutte uguali ed i missili e le bombe lanciate da droni legalizzati continuano, imperterriti, a seminare morte, rovine e dolore. Se tutto ciò vi infastidisce, se “Us And Them” vi piace, ma le immagini di distruzione e vittime in Medio Oriente vi mettono a disagio, così come quelle dei nativi americani o quelle che ci rammentano i crimini di guerra compiuti da noti presidenti americani – da Ronald Reagan a Joe Biden – allora è meglio se ve ne andate affanculo in un fottuto bar.
Perché, per voi, sarà davvero uno spettacolo infernale, ad incominciare dalla iniziale e cupa versione post-apocalittica di “Comfortably Numb”, per poi proseguire con le dolenti considerazioni di “Sheep” e finire con il crudo e terminale incubo nucleare evocato da “Two Suns In The Sunset”. La vita, come ci ha mostrato la recente pandemia, è fragile, abbiamo il dovere di viverla adesso, di non pensare che, in fondo, è solamente un’esercitazione e che, domani, potremo fare meglio, perché quel domani migliore potrebbe essere spacciato e probabilmente sarebbe già accaduto se non fosse stato per uomini giusti, uomini desiderosi di far conoscere la verità ai popoli, uomini come, ad esempio, l’attivista e giornalista australiano Julian Assange.
Avete visto il video delle truppe americane che sparano ed ammazzano dei giornalisti della Reuters, in uno spazio pubblico e pacifico, per aver scambiato delle telecamere per armi? Si tratta di un evento risalente al 2007, un evento che conosciamo proprio grazie a Julian Assange, al suo coraggio e alla sua determinazione.
“Is This The Life We Really Want?”.
Vi fidate davvero dei vostri governi?
Volete chiedere alla mamma?
Intanto “Another Brick In The Wall”, “The Powers That Be”, “Run Like Hell”, “Deja Vu”, George Floyd, Shireen Abu Akleh, Syd Barrett brillano su tutti noi che vorremmo solamente distinguere il cielo blu dal dolore e non rinunciare più ai nostri veri eroi per seguire quelle che sono, solamente, le ombre, i fantasmi e le bugie virtuali di un sistema fanatico, dispotico, tirannico, colonialista e guerrafondaio.
Comments are closed.