“Chrysalis” offre una rilettura veritiera, intensa e drammaticamente distorta del progressive-rock per questo nuovo fluido ed urgente millennio. Ci hanno convinto di dover correre, di dover necessariamente tagliare i loro dannati traguardi, di dover essere sempre artificialmente e virtualmente perfetti, ma loro, invece, restano nascosti, comodamente, nelle stanze dei bottoni, immaginando sempre nuovi modi per controllarci, sottometterci e sfruttarci.
La band finlandese, in contrapposizione con quella che è la nostra bellicosa quotidianità, ci propone dei paesaggi sonori avvolgenti e soprattutto svincolati dallo stress, dagli affanni, dagli impegni, dalle scelte fasulle nelle quali siamo, normalmente, intrappolati. Esistono panorami che riverberano di trame psichedeliche e chitarre cristalline, esistono echi di un leggendario passato di narrazioni epiche e doom metal, esistono combinazioni melodiche che possono rendere accattivante e liberatorio anche il caos, esistono mondi misteriosi celati in una singola parola, in una minuscola idea, in un unico battito di cuore. Sta solamente a noi scoprirli, sta solamente a noi avere la forza, il coraggio e la determinazione di preferire la scoperta alle rassicuranti e sempre più spesso assuefacenti certezze di un sistema politico ed economico che vuole soprattutto renderci più deboli, più impauriti, più diffidenti, più alienati.
I Polymoon scavano nelle sonorità classiche degli anni Settanta, muovendosi tanto su percorsi più spaziali ed elettronici, che su territori oscuri, metallici e pesanti, senza dimenticare quella ricchezza ed abbondanza di sfumature jazzistiche, prog ed avanguardiste che nessuno ha ancora mai intuito, vissuto ed esplorato. Abbiamo, dunque, uno spazio enorme ed illimitato nel quale proiettare i nostri sogni, sconfiggere le nostre paure e muovere i nostri passi, con curiosità e voglia di conoscere, ma per farlo dobbiamo riprendere il pieno controllo del nostro tempo, così da riempirlo di un cosmo di momenti creativi, fantasiosi, eterogenei ed eccitanti che nessun algoritmo, per quanto sofisticato e deliberatamente diabolico, potrebbe mai prevedere.
Comments are closed.