Quello che ha la forza di restare puro e sincero, di mantenersi libero e svincolato dagli interessi di mercato e dalle logiche utilitariste, indipendentemente se possa causare o meno dolore, non muore mai e, in un certo senso, ci offre la possibilità concreta di sfuggire agli asfissianti e morbosi meccanismi che ci dicono essere la nostra indispensabile, preziosa e necessaria normalità.
Ma è una normalità malata e tremante, una normalità fasulla ed illusoria, una normalità senza più memoria e, quindi, senza alcun futuro, una normalità che pretende l’estrazione e la rimozione artificiale di ogni emozione, di ogni ricordo, di ogni no, di ogni filastrocca, di ogni melodia obliqua e punkeggiante, di ogni colore, anche se la sua intensità sembra diminuire con lo scorrere del tempo, anche se i nostri stessi pensieri cambiano e si evolvono, anche se le nostre mani sono costrette a lasciarsi, ma, nel frattempo, altre mani compaiono all’orizzonte, altre mani ti cercano e ti stringono.
I Sick Tamburo si aggrappano alla malinconia della pioggia, ma senza lasciarsi intrappolare, anzi la utilizzano, musicalmente, come un ulteriore strumento di crescita e di ricerca di nuove possibilità sonore, di nuovi sentieri comunicativi, di nuovi motivi per sorridere e per sperare, nonostante nessuno potrà mai cancellare le cicatrici accumulate. Tutto sommato, però, è giusto ed importante che sia così, perché in quelle cicatrici c’è la verità del passato, c’è la narrazione umana, sentimentale e musicale di Elisabetta Imelio, ma ci sono anche questi nuovi dieci brani, le luminose collaborazioni con Roberta Sammarelli e Alessandro Baronciani, le distorsioni dolenti delle chitarre e le ammalianti ritmiche dei synth.
Ed intanto, nel frattempo, la stanza continua a svuotarsi e riempirsi e nuovi panorami appaiono, improvvisamente, dinanzi ai nostri occhi. Ed allora, tra baci mai dati e parole mai pronunciate, tra addii obbligati ed improvvisi ritrovamenti, tra aiuti insperati e ricordi infantili, ecco che una nuova storia si fa strada attraverso la perdita, il commiato e la frustrazione, la ascolteremo?
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