La nostra dimensione interiore è abitata da esseri diabolici e spietati, da creature che ci chiedono, continuamente, di abusare, di dipendere, di perderci in un labirinto di nuove e di vecchie droghe, di affondare in un mare di alcool e dolore, di bruciare rapidamente, come se fossimo soltanto dei poster stropicciati appesi alle pareti di una minuscola stanza, in un quartiere anonimo, in un paese sconosciuto, in un giorno qualsiasi di solitudine, di gin, di vodka e di musica a tutto volume.
Il tempo dei beat elettronici e delle hit pop commerciali è un tempo estraneo, un tempo alieno, un tempo insignificante, un tempo torbido che chiede di essere salvato e purificato attraverso il passaggio obbligato in un buco nero di dipendenze, di fobie, di ossessioni, di atteggiamenti auto-lesionistici, di urgenze e di notti insonni che si trasformano nella materia emotiva e sensoriale da plasmare e sonorizzare.
Ed è così che, da una spirale malata di assurdità, emerge questo disco, un disco che scava nel ventre degli anni Novanta, che urla il proprio rinnovato amore per le sonorità grunge, un amore fatto di ballate oscure, di ritmiche impulsive, di melodie improvvise, di distorsioni graffianti, di parole pronunciate senza alcuna vergogna e di indispensabile, liberatorio ed accattivante rumore.
“Blondshell” è il punto di contatto tra esperienze personali traumatiche, voglia di riprendere il controllo della propria esistenza, immagini scolpite in un leggendario passato, divergenze soniche di matrice alternative rock e dark rock, cieli grigi, orizzonti metropolitani e uno spigoloso e tagliente romanticismo che non ha nessuna intenzione di concedere altro tempo e altro spazio ai modelli, politicamente corretti, che ci vengono, quotidianamente, proposti/imposti e pubblicizzati. Si tratta di una droga ancora peggiore, di una droga ancora più subdola e pericolosa e micidiale, perché ci fa credere di essere desiderati, di essere voluti, di essere parte di qualcosa che, invece, non fa altro che sfruttarci, manipolarci e venderci i propri stupidi ed inutili gingilli glamour, nell’illusione di raggiungere, un giorno, quel successo, quella celebrità, quella fama, quello sfarzo che ammiriamo sugli schermi di tablet, pc e smartphone, senza accorgerci che essi, in realtà, ci stanno uccidendo, ci stanno avvelenando, ci stanno portando via ogni emozione e ogni sentimento.
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