venerdì, Novembre 22, 2024
Il Parco Paranoico

I’ve Seen A Way, Mandy Indiana

Mik Brigante Sanseverino Giugno 5, 2023 Dischi Nessun commento su I’ve Seen A Way, Mandy Indiana

Il mid-west americano è, probabilmente, uno dei luoghi migliori nei quali ambientare un romanzo apocalittico. Perché, dunque, non lasciare che esso funga da background ispiratore anche del proprio percorso musicale?

Si tratta di una terra che riflette, a pieno, la desolazione, la caduta di valori, la spirale delle dipendenze, la rabbia, la tossicità del clima, l’emarginazione e lo svilimento del tessuto sociale che accompagnano, purtroppo, il declino irreversibile dei modelli industriali ed economici occidentali. Una crisi che non è solamente americana, ma che investe anche l’Europa e che assume una connotazione sonora unica ed accattivante nelle ambientazioni elettroniche, noise-rock e post punk di “I’ve Seen A Way”, un disco che riesce a mettere a nudo, senza ambiguità, senza fronzoli, senza compromessi, senza opportunismi politici, la reale condizione della società nella quale viviamo, prigionieri di una superficialità esistenziale che ci sprona a delegare, a voltarci dall’altro lato, a rifiutarci di studiare, comprendere e conoscere, preferendo una visione binaria, falsamente ed ipocritamente buonista, del mondo.

Un mondo che riduciamo alle nostre città, ai nostri governi, alle nostre politiche, al nostro tecno-liberismo, alle nostre mode, ai nostri giudizi semplicistici, nell’illusione propagandistica di essere, per forza di cose, i più democratici, i più attenti alle sorti del pianeta, i più giusti, i più buoni o i più tolleranti, mentre le ritmiche dance dei Mandy, Indiana ci esortano ad aprire gli occhi, a fissare il seducente orrore che i loro sintetizzatori stanno costruendo attorno alle nostre stupide ed ossessive convinzioni.

Ed intanto le trame dell’album si fanno oniriche e misteriose, i battiti diventano viscerali e profondi, le parole si scontrano tra loro, i linguaggi si mescolano, i fantasmi, che pensavamo appartenessero ad un remoto passato, ci mostrano, invece, di avere ancora un indistruttibile corpo materiale, con i loro artigli affilati, con le loro zanne aguzze e soprattutto con le dita pronte a premere il grilletto. La paura, il disordine, il disorientamento, ai quali la band manciuriana riesce a dare una perfetta e veritiera strutturazione sonora, maniacale ed inquietante, sono le loro armi migliori, più dei missili o dei droni, più delle minacce nucleari o batteriche, perché sono quelle che fanno sì che le persone perdano la propria umanità, che calpestino il proprio prossimo, che diventino indifferenti alla morte e alla sofferenza dei più deboli, che sprofondino in una visione assolutamente nichilista, cinica, individualista della vita: l’apocalisse è qui.

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About The Author

Michele Sanseverino, poeta, scrittore ed ingegnere elettronico. Ha pubblicato la raccolta di favole del tempo andato "Ummagumma" e diverse raccolte di poesie, tra le quali le raccolte virtuali, condivise e liberamente accessibili "Per Dopo la Tempesta" e "Frammenti di Tempesta". Ideatore della webzine di approfondimento musicale "Paranoid Park" (www.paranoidpark.it) e collaboratore della webzine musicale "IndieForBunnies" (www.indieforbunnies.com).

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