Il background strumentale dei Contaminazione si mantiene, perennemente, in tensione; i sintetizzatori spettrali producono sonorità oniriche, ossessive ed ipnotiche. Esse conducono gli ascoltatori in un mondo estraneo e contraddittorio nel quale è possibile imbattersi in architetture spettacoli e maestose, ormai abbandonate a sé stesse e al tocco distruttivo delle stagioni, e, allo stesso tempo, in bassifondi e periferie post-industriali nei quali si nascondono creature bellicose, minacciose e funeste.
Restiamo in bilico, col fiato sospeso, tra l’inferno e l’agognata liberazione dalle nostre stesse paure, tra la bellezza di un mondo che stiamo distruggendo e la dannazione eterna, consapevoli che il nemico ci sta fissando, ci sta attendendo al varco, ci sta scavando la fossa; un nemico talmente intimo da far parte di noi stessi, dei nostri sogni, dei nostri desideri, delle nostre scelte, delle nostre percezioni.
Intanto, tra cambi di tonalità improvvisi, cromatismi abbaglianti, passaggi lunari – completamente in bianco e nero – i suoni diventano immagini che evocano, a loro volta, i maestri assoluti del genere orrorifico ed un’epoca, quella degli anni Ottanta e Novanta, che, confrontata col nostro traumatico, artificiale, catatonico e politicamente lugubre presente, ci appare come un’epoca di ingenuità, di semplicità, di purezza, anche se, in verità, proprio in quegli anni, i veri demoni, i veri zombie, i veri mostri, e cioè quelli del liberismo senza freni, quelli della distruzione sistematica dello stato sociale, quelli dell’intolleranza e dell’odio razziale, quelli della diffidenza e della fobia verso chiunque ci apparisse strano o diverso, stessero muovendo i loro primi mortali passi verso quella notte senza stelle nella quale è sprofondato il nostro pianeta.
“Pericolo Di Morte” è quindi la colonna sonora perfetta per questa notte cupa e brutale, per questa notte nella quale le folli urla dei venti di guerra coprono ogni sussurro di speranza ed il trio svedese tesse le proprie fatidiche trame di matrice dark-prog.
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