“Yay!” segna una necessità di cambiamento, ma anche la volontà di restare fedeli alla propria natura, lasciando che le inclinazioni heavy progressive-rock della band norvegese scivolino verso trame, visioni ed atmosfere più oniriche e folkeggianti. Ma ciò non significa affatto lasciare la presa, non è un abbandono, una resa o un congedo, ma il desiderio di dare sfogo alle proprie idee sonore e ai propri sentimenti in un modo differente, magari scegliendo un altro punto focale, più intimo, più introspettivo, più profondo, più incline a seguire le forze invisibili che permeano l’intero universo.
In questo magma sognante, però, trovano comunque spazio assoli di chitarra più decisi e vigorosi, nonché le divagazioni più pesanti ed appassionate di “Hotel Daedalus” o “The Rapture”. Forse, proprio perché i Motorpsycho, come tutti noi, trovano non poche difficoltà ad uscire dal labirinto bellicoso, ostile, rabbioso e distruttivo nel quale la nostra società globalizzata si è smarrita; e così hanno rallentano i tempi e le ritmiche, tentando di mettere meglio a fuoco la nostra realtà contorta e contraddittoria, cercando di uscire, una volta per tutte, da quella nebbia che ci ubriaca, che ci intossica e che ci disorienta, spingendoci, di conseguenza, a chiuderci in noi stessi, nelle nostre piccole e comode casette di periferia, nelle nostre oziose città, in compagnia di ricordi e di fantasmi, di illusioni e di paure.
Le stagioni, però, reclamano il loro corso naturale, l’estate ci spinge a non dare nulla per scontato, ma anche in un questi suoni morbidi e catartici c’è il seme della passata e gloriosa epicità, così come ci sono quelle ombre che ci corrompono e ci corrodono, forzandoci a credere che tutto – compresa la vita umana, comprese le sorti di questo pianeta – sia sacrificabile rispetto alla egocentrica soddisfazione dei propri bisogni materiali di benessere, di successo o di ricchezza. Ed allora l’album ci riconduce ad un’epoca più pura, sonicamente ancestrale, in un luogo imprecisato e fantasioso, tra i Led Zeppelin e una fantastica campagna abbracciata dalla luce solare e dal vento estivo, sotto l’attento sguardo, intriso di psichedelia e folk-rock, di un eroe munito di chitarra. Chi è? Lasceremo che siate voi a scoprirlo.
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